🦁 Sotto il segno dei Leoni - Una gita fuori porta
La Newsletter di Un Safari in Città - Numero 5 Maggio 2023
Roar!
Ciao! Quello che stai leggendo è il quinto numero della newsletter di Un Safari in Città e, come forse già sai, io sono Adele Cammarata.
Ho appena salutato una coppia di amici francesi con i quali ho approfittato per andare un po’ in giro. Mi piace molto guardare ciò che ho sotto gli occhi da una vita con chi le vede per la prima volta, perché è sempre una nuova scoperta. Infatti insieme siamo stati in un luogo che frequento da bambina, ma questa volta è stato diverso… anche perché si può venire qui per fare un bel safari!
Due leoni per lo scorrere del fiume, due per lo scorrere del tempo
Chi conosce già San Martino, luogo di delizie tra Monte Cuccio e Monte Caputo, a questo punto ha già in mente la fontana di Ignazio Marabitti che si trova a lato dell’Abbazia (ti piace vincere facile!). Ma ti assicuro che altri leoni aspettano l’esploratore che è in noi.
E così in una splendida mattina di fine aprile siamo andati fuori Palermo: passando per la sempre affollatissima Monreale, siamo arrivati all’Abbazia di San Martino delle Scale, sulle colline della Conca d’oro. Riusciremo a visitare l’interno del monastero?
Chiediamo informazioni al negozietto che troviamo all’ingresso e ci dicono di visitare intanto l’Abbazia. L’interno è molto semplice e fresco (un sollievo in estate). Vi si trovano dei gioielli: il coro ligneo, innanzitutto, e l’organo monumentale, oltre alle tele di artisti importanti come Pietro Novelli, Guglielmo Borremans e altri.
Ci siamo soffermati appunto sul coro, ma poi, nel transetto (sotto le scale del presbiterio, guardando l’altare sulla destra) ho avuto modo di guardare meglio il portale raffigurante le scene della passione: meraviglioso, davvero parla da solo…
Proprio da queste parti… si trova il primo leone.
Appare infatti il segno zodiacale del leone nell’orologio (ahimè fermo) che oltre alle ore indica i mesi dell’anno. Qui è usato per il mese di luglio.
Come già sai se hai letto Un Safari in Città, i segni dello zodiaco nelle chiese non sono una novità, anzi. Se ricordi, accade così anche nella Cattedrale di Palermo.
Carpe diem
Il tema del tempo ci accompagnerà ancora, innanzitutto perché sul campanile, come motto dell’orologio, campeggia il classico CARPE DIEM, che potrebbe sembrare strano se lo pensiamo in chiave “attimo fuggente”, ma in effetti è sempre un ottimo consiglio. (Mia nonna avrebbe detto “ogni lasciata è persa”, ma dubito che lo avrebbero scritto sotto un orologio…)
Subito ai piedi del campanile, ecco la celebre fontana dell’Oreto, opera di Ignazio Marabitti (celeberrimo scultore siciliano del Settecento, cui si devono tra l’altro la statua del Genio di Palermo di Villa Giulia, la statua della Santuzza al Santuario di S. Rosalia e le fontane monumentali della strada che collega Palermo a Monreale, solo per rimanere dalle mie parti!).
Farla stare tutta in una foto è davvero un’impresa, visto che è così addossata al campanile. I due leoni per poco non vanno a sbattere il muso sulla porta a vetri del monastero…
La fontana rappresenta il fiume Oreto, che un tempo era addirittura navigabile (!) e vi si pescavano gli storioni (come ricordi dalla visita di Costanza al Museo Doderlein). Difficile da credere, adesso, ma tant’è.
Il fiume di Palermo è rappresentato come un vecchio dio fluviale, con la vanga (il lavoro dei campi) in una mano e un vaso da cui scorre (quasi sempre) l’acqua. La cosa che mi è sempre piaciuta di questa fontana è la grande quantità di verde spontaneo che entra a far parte dell’opera d’arte. E in effetti proprio il verde rappresenta la Conca d’Oro, la piana dove sorge Palermo.
Completano il gruppo marmoreo i putti con le spighe e i leoni, simbolo della fertilità e della forza del terreno. Quindi questa fontana rappresenta solo un fiume? Mah, posta sotto l’indicazione carpe diem, sembra proprio che anche qui sia lo scorrere dell’acqua come del tempo ad essere il protagonista.
Il monastero si può visitare! Entriamo e, in effetti, percorrendo il lungo corridoio che si apre alla nostra destra ci accorgiamo che la fontana è stata messa lì per essere vista in prospettiva dall’interno.
Ci dirigiamo subito verso uno dei chiostri con al centro la statua di San Benedetto. Da queste parti si trova anche la cucina dei monaci, diventata protagonista di un format televisivo, Le ricette del convento.
Tornati dentro, percorriamo il lungo corridoio e ci ritroviamo davanti a uno spettacolo da guardare con attenzione, anche perché è qui che si trova un altro leone!
Anche qui un leone parte dei segni zodiacali. Trovo la descrizione nel volume 5 della Guida istruttiva di Gaspare Palermo:
Nel centro di questo dormitorio […] si osserva un ingegnoso orologio, che tira l’ammirazione di tutti; collocatovi dal P. Abate Dom Michele lo Giudice, mostra egli con reiterati colpi di campana il mezzo giorno, la mezza notte, l’aurora e la seconda ora della notte. A tutte queste varie differenze di tempi, il Padre Abate Dom Francesco Bellacera, che successe nel governo del monastero al Lo Giudice, vi aggiunse le diverse fasi della luna, tutti i giorni del mese ed i giorni della settimana.
Gli artefici furono il P. Salvadore di Sutera ed il P. Damiano dello Burgio, Cappuccini, i quali nel 1719 […] si erano ritirati in questo monastero ed i loro nomi si vedono incisi nella macchina di rame del detto orologio.
Insomma, il tempo ci perseguita, letteralmente, in questa nostra visita un po’ più lunga del solito, ma il nostro sguardo è attratto dal balcone in fondo.
Come si può resistere a una vista così?
E infatti non resistiamo. Però è anche ora di pranzo quindi andiamo a mangiare in piazza da Di Chiara (memorabile per tutti i miei coetanei per il Paperino a dondolo sul quale tutti abbiamo fatto una foto da bambini. Ora il Paperino non c’è più ma vale sempre la pena fermarsi per il pane, i dolci o un bel pranzo a tavola!).
Leoni di carta - Se vedi un leone
Non posso salutarti senza parlare almeno di un avvistamento leonino tra i libri! Ormai li sto collezionando tutti, ma questo è davvero speciale :)
Si intitola Se vedi un LEONE, scritto e illustrato da Karl Newson e Andrea Stegmaier con la traduzione di Erika Romagnoli (Splēn, 2021)
In questo libro c’era una storia, ma un leone l’ha divorata… Sin dalla copertina il protagonista di questo libro cerca di nascondersi: tocca ai lettori (possibilmente in coro!) sgamarlo, con l’aiuto di un saggio coniglietto.
Di questo libro mi è piaciuto tutto! Le rime, l’interazione continua con i lettori (testato in quinta e in prima all’ultima ora con risultati eccellenti!), le illustrazioni, l’impaginazione sorprendente, la conclusione… insomma, forse in questa storia il leone non c’è (hai forse visto un leone?) ma sicuramente ci si diverte un mondo!
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Grazie per avermi letto fin qui, spero di non averti annoiato e di averti invogliato ad andare a visitare San Martino!
Di che cosa parleremo la prossima volta? Aspetta e vedrai 🦁