Quando incontri un vero boomer e un anno se ne va
Vorrei spaccare tutto come in GTA - Leletter N.90
Now playing: È solo una bomba - Appino
Ciao giovane padawan,
come stai? Come è andata la tua settimana?
Io sono stato a “Più libri più liberi”, la fiera della piccola e media editoria che si tiene ogni anno nella bellissima “Nuvola” dell’EUR. È sempre bello tuffarsi nel mare delle case editrici indipendenti e nel fiume di persone che ogni anno si riversano nel centro congressi più soffice che esista. Si possono incontrare editori/trici, scrittori/trici e lettori/trici appassionati/e, ma anche un’umanità varia e bellissima. Per esempio ho conosciuto un autore con uno strano nome, che per tutelarne l’anonimato chiameremo Gian Puzzo, in possesso di straordinarie doti di marketer, tanto che mi ha convinto a comprare un libro che non volevo comprare, a pagare anche quello di una mia amica perché, testuale, “non potete togliere questo piacere agli uomini”. Non solo, ho pure dovuto subire un discorso che trasudava boomerismo da tutti i pori, su quanto la tecnologia stia togliendo alla gente la voglia di scopare.
Dopodiché ho avuto il piacere di parlare con un giornalista che ha scritto diversi libri su casi molto famosi di cronaca nera, percepirne la passione e il senso di missione. Sono però rimasto un po’ perplesso quando, alla mia domanda “Cosa ne pensi del tal dei tali podcast, sul caso XY, di cui ti sei occupato anche tu?” mi ha risposto “Mi stai registrando?”. Con aria perplessa e le mani in aria ho risposto di no e lui ha proseguito, inveendo contro le autrici del podcast che non lo avevano citato. Vabbè. Comunque è un’esperienza bellissima che ti consiglio di fare, almeno una volta, anche se non sembra dagli aneddoti appena citati.
Prima di iniziare ti ricordo che la prossima settimana ci sarà un’edizione speciale della Leletter con un po’ di classifiche/consigli di regali per ritardatari e poi ci rivediamo/rileggiamo nel 2024!
1. Gemini vs ChatGPT, una sfida di AI (la rima c’è, stacce!)
Purtroppo non stiamo parlando del celebre squilibrato reso noto dalla saga dei Cavalieri dello zodiaco, ma di un nuovo modello di linguaggio lanciato da Google la scorsa settimana. Già annunciato a maggio, Gemini è finalmente disponibile come “propulsore” di Bard in 170 Paesi del mondo, anche se, come al solito, i membri dell’UE non sono tra questi per i noti contrasti legati al diritto alla privacy. Gemini è il primo modello ad essere addestrato nativamente con approccio multimodale, ovvero sottoponendogli dati sotto forma non solo di testi, ma anche di immagini, audio, codice e video. Avrà 3 declinazioni: Ultra, iper potente ma ancora non disponibile; Pro, quella standard, alla base di Bard; e la più piccola, Nano, che sarà usata per i dispositivi mobili con sistema operativo Android.
È difficile testare la nuova versione di Bard collegata a Gemini, perché bisogna avere una VPN e simulare una connessione da un Paese extraeuropeo, ma c’è chi lo ha fatto per noi disorganizzati, ad esempio Vincenzo Cosenza, in un video molto interessante.
Gemini è in grado di battere ChatGPT 4? In generale pare di no, Cosenza dice che è simile alla versione 3.5, quella gratuita per intenderci, che i progressi sono importanti, ma ancora non in grado di superare il principale prodotto di Open AI.
In molti scommettono che la versione Ultra sarà in grado di offrire delle performance superiori a quelli di ChatGPT 4, ma nel frattempo Sam Altman starà con le mani in mano? Punto i miei 2 centesimi sulla risposta negativa a questa domanda! In ogni caso, nonostante Google stia facendo dei passi avanti, sembra sempre arrancare nel tentativo di rincorrere il suo principale rivale e, come sottolinea giustamente Marco Montemagno, ha una comunicazione sempre poco chiara, poco efficace, ha troppi prodotti, troppe versioni di software, troppe promesse che si realizzeranno, forse, in un futuro indefinito. Non so, all’inizio del 2023 ero convinto che fosse solo questione di tempo prima che Bard sostituisse o perlomeno affiancasse ChatGPT, mentre ora non ne sono più tanto convinto. Prova questo test: prendi 3 colleghi/e a caso e chiedi loro quale piattaforma di Intelligenza Artificiale generativa ha usato negli ultimi 15 giorni, poi chiedigli/le perché proprio ChatGPT!
2. Cosa abbiamo cercato su Google nel 2023
Come ogni anno Google cristallizza la realtà pubblicando le classifiche delle ricerche dei propri utenti nel corso degli 11 mesi precedenti, offrendo uno spaccato significativo della realtà nazionale e internazionale. In Italia, nel 2023 le persone hanno cercato i nomi dei personaggi dell’anno, sportivi come Sinner o Lukaku, o di chi si è trovato sotto le luci della ribalta in un periodo specifico, come Chiara Francini a Sanremo, oppure politici vari. Gli/le italiani/e si sono anche interessati alle persone passate al “mondo dei più”, Costanzo e Berlusconi in primis, ma anche ad artisti come Rosa Chemical, Elena Sofia Ricci (?) e Peppino di Capri (???)
Mi pare di capire che la classifica sia molto influenzata dal periodo di Sanremo, specie per quanto riguarda cantanti e attori, ma le sezioni che mi fanno sempre volare sono quelle delle ricerche introdotte dai “Perché…” e quelle iniziate con “Come vestirsi…”. Nella prima troviamo chicche come “Perché Iacchetti conduce da casa” o “perché non c’è Teo Mammucari”, nella seconda richieste di aiuto modaiolo rispetto a situazioni bizzarre e abbastanza poco comuni (a quanto pare, però, più comuni di quello che pensavo), tipo “come vestirsi a un funerale estivo” o “come vestirsi con 13 gradi”. La prossima volta che le previsioni del tempo danno meno di 14° di massima mi metto a cercare l’outfit adatto pure io!
Ascolta la playlist della Leletter!
Sephora contro i pregiudizi, anche se vengono dall’AI
Bella la campagna pubblicitaria di Sephora “mAI colpevoli”, declinata in ben 3 video, nei quali delle donne raccontano la propria esperienza di persone che hanno subito un abuso e/o una violenza e che, quasi inconsapevolmente, si ritengono almeno parzialmente responsabili dell’accaduto. In sé per sé non sarebbe una pubblicità rivoluzionaria, se non fosse che il testo (almeno a detta di Sephora) è stato elaborato da ChatGPT.
Questo significa che l’AI tende a fare quello che in gergo si chiama “victim blaming”, ovvero lanciare l’accusa alle vittime di violenza di essersela cercata. Com’è possibile che anche l’AI sia vittima della mentalità patriarcale e maschilista? Facile: viene tutto dai dati che le vengono somministrati, tutti generati in quell’humus culturale. Eh sì, da dove pensi che vengano i testi, le immagini, i video utilizzati per addestrare le AI? Dalla rete, dalle persone, insomma, dalla nostra società. E se la società è intrisa di victim blaming, l’AI tende a rispecchiarla nei suoi atti generativi, a meno che non vengano posti dei filtri. Non si risolve, però, il problema di fondo, cioè la diffusione di questo tipo di mentalità a livello sociale, da rimuovere il prima possibile, prima di ritrovarci un PatriarcatoGPT!
1. I ristoranti in cui non puoi fare le foto
Ci sono alcuni ristoranti in cui, per decisione dei proprietari, non si possono fare le foto. Appena ho letto il titolo dell’articolo in questione ci sono rimasto male, ti dico la verità, ma proprio a livello personale. Sì perché, prima di essere un comunicatore, un imprenditore e l’autore di questa newsletter, io sono una apprezzata local guide di Google (livello 7) che ha pubblicato ben 1.264 foto, il 90% delle quali di piatti o di sale di ristoranti più o meno famosi. Leggendolo ho capito che si tratta, per lo più, di provvedimenti presi da ristoranti gourmet e stellati (quindi si tratta di un fenomeno piuttosto contenuto). Mi sembrava strano, perché le foto scattate dagli utenti, così come le recensioni e i video, costituiscono un fenomenale strumento di marketing a costo zero per i ristoratori. Google infatti ha promosso una gamification strutturata del ranking dei locali e più in generale dei punti di interesse, attraverso la creazione delle local guides (v. mia precedente e orgogliosa affermazione del mio ruolo).
Capisco le persone, specie quelle più anziane, che si lamentano di non poter iniziare a mangiare perché qualcuno dei presenti vuole fare delle foto, ma si tratta davvero di una frazione di secondo. Nel pezzo si parla di lamentele da parte degli stessi chef, per vari motivi, tra cui la temperatura di servizio, che nella cucina di un certo livello è studiata al millesimo di grado; cura che sembra venga vanificata dalle foto scattate dagli astanti. Vero, ma probabilmente sono anche ristoranti che non hanno bisogno di farsi pubblicità. Se aprissi la mia trattoria, “Da Lele er buiaccaro” e mi volessi far conoscere, di certo non starei a sindacare sui gradi che la mia favolosa carbonara perde nei 10 secondi che le persone impiegano per fotografarla. Numefatearrabbia’sa?
2. GTA VI: il trailer esce in anticipo per colpa degli hacker
Vorrei dire che sta per uscire GTA VI, ma non è così, te tocca aspetta’ il 2025! Il 4 dicembre, il figlio dell’art director della Rockstar, la casa produttrice, ha pubblicato alcune immagini del trailer dell’atteso nuovo capitolo del popolarissimo videogioco, che hanno costretto gli autori ad anticiparne l’uscita ufficiale. Non so che fine abbia fatto il ragazzo, quello che è certo è che il trailer ha battuto ogni record di visualizzazioni nelle prime 24 ore dalla pubblicazione per un video non musicale (circa 100 milioni!).
L’ambientazione del nuovo GTA, videogioco molto controverso per la violenza generale che ne connota protagonisti e attività, è quella del precedente Vice City, ovvero una città immaginaria della Florida. Il videogioco manterrà la connotazione “open world”, una delle caratteristiche più apprezzate dello stesso, ovvero la possibilità di andarsene a zonzo per le vie della città, compiendo azioni che non seguono un copione preciso, spesso non particolarmente edificanti, come il furto di veicoli o l’aggressione di passanti. I 90 secondi del trailer sono stati esaminati quasi frame per frame, in modo da provare a capire ogni segreto del nuovo capitolo della saga della Rockstar. E tu? Non vedi l’ora che esca o non te ne può fregare di meno?
È finita la Leletter, evviva la Leletter! Vuoi proibirmi di fare le foto ai piatti anche a casa mia? Vuoi farmi insultare dal figlio dell’art director della Rockstar? Hai capito qual è il podcast misterioso che non cita le fonti? Basta che rispondi alla email con cui ti è arrivata.
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Ad maiora,
Emanuele