Correva il 2018, eravamo tutti più felici e io scoprivo il progressive rock.
Lo scorso fine settimana mi sono gustato non uno, ma ben due concerti prog: il Banco del Mutuo Soccorso venerdì e Le Orme sabato. A questi concerti non sono andato solo, ma mi ha accompagnato mio figlio.
Ora, perché un ragazzo nato nel 2008 dovrebbe andare a due concerti di band che sono in giro da più di 30 anni prima della sua nascita? Se conoscete i gruppi che ho nominato e il loro genere musicale, converrete che non è musica che arriva facilmente o che sia semplice da apprezzare per un quindicenne del 2023, che, come detto anche nella bellissima chiacchierata con Sundomme, ha canoni musicali differenti. Eppure non ho dovuto trascinare mio figlio a vedere quei concerti, anzi, ha anche una sua preferenza fra i due gruppi (per inciso: Le Orme, di cui ha anche comperato la maglietta del tour).
Naturalmente non ha scoperto da solo il prog, ma sono stato io a presentarglielo in questi 5 anni, senza però per questo andare a sminuire o a disprezzare il fatto che ascoltasse altri gruppi e generi (anzi, spesso io stesso gli ho proposto anche generi differenti).
A questo punto il fulcro del discorso si sposta su di me: perché gli propongo musica che piace a me e che è molto lontana da lui? Da un lato ci può essere un semplice desiderio di proporre qualcosa che si considera “bello” per farlo conoscere ad altri, ma nel caso delle proposte ad un figlio c’è anche - più o meno in modo consapevole - la volontà di far “crescere bene” il ragazzo, proponendo qualcosa che oltre che bello si considera “di valore” (quindi effettivamente creando gerarchie, anche se poche righe fa ho negato questa cosa). In aggiunta a queste due motivazioni, trattandosi in questo caso di cose che cominciano ad avere parecchi annetti, ne aggiungerei una terza: perpetuare per almeno una generazione in più la conoscenza di qualcosa che si ritiene meritevole di rimanere nella cultura delle persone e che rischierebbe di andare perso (non solo perché è piuttosto noto il fatto che cose, fatti e persone escano dalla memoria dopo due generazioni se la loro conoscenza non è rafforzata, ma anche perché - trattandosi di musica - in questo caso si è soggetti al mutare delle mode).
Come già detto, non sempre e non tutte queste motivazioni sono immediatamente evidenti e consapevoli, ma sapendo che si possono presentare può essere opportuno, quando si sta per proporre qualcosa a qualcuno, chiedersi perché lo si sta facendo - e magari non farlo se l’intento effettivo è solo di sentirsi migliori.
Nell’ultimo episodio di Epsilon ho parlato del conflitto fra Israele e Palestina (sempre in stile Epsilon). Ascoltate e fatemi sapere cosa ne pensate!