Il complesso lavoro delle metastasi
Torniamo a parlare di cancro. Ieri su Instagram abbiamo fatto un covid-revival. Perché sono stato assente per un po'.
Buongiorno e buona domenica, partiamo dalla fine: scusatemi perché sono scomparso per un po’. Il motivo non era dei peggiori: avevo un esame da dare, in sessione straordinaria e gentilmente fissato il giorno dopo Pasquetta che mi ha costretto a passare le feste da solo sui libri. Ma tutto è bene quel che finisce bene, e così è stato. Voi direte: ma che esame? Ecco, chi mi segue da tempo sa che non volevo parlare del percorso universitario che ho scelto, ma dopo un bel po’ di tempo e di esami ho iniziato a maturare l’idea che è il momento di farlo. Come? Ancora non lo so, ci sto riflettendo. E ve la butto lì:
Detto ciò, veniamo a noi, da un paio di giorni su Instagram ho aperto un box domande chiedendo cosa ricordate del periodo covid. Ho ricevuto centinaia di risposte estremamente interessanti come le testimonianze dei sanitari oppure tantissime mamme che mi hanno scritto di aver vissuto una gravidanza in quel periodo. E poi le sensazioni: il silenzio, i rumori che erano cambiati, il tempo che scorreva diversamente. E così mi sono ricordato che durante la pandemia avevo imparato una cosa molto importante: se ci fermiamo un po’ non succede nulla. Quest’idea di vivere una vita frenetica, rincorrere sempre il prossimo appuntamento, dover sempre fare di più e ciò che facciamo non basta mai, in pandemia è crollata, abbiamo scoperto che possiamo fare meno e avere tempo per pensare, tempo per noi. È stato bellissimo rifletterci in questi giorni perché l’avevo dimenticato: ero tornato nel vortice degli impegni, delle riunioni, delle call, dei lavori e avevo dimenticato il più bell’insegnamento che mi ha dato la pandemia: rallentare. Tu lo ricordi?
Un’altra novità è stata l’idea di lanciare una mini serie sulle metastasi. Fatti tutti gli scongiuri del caso, vi racconto come mi è venuta in mente e perché penso possa interessare. Quando ho creato la serie di video su come nasce un tumore ha riscosso davvero tanto successo, ha raggiunto oltre un milione di persone e decine di migliaia di interazioni. Mi sono chiesto come mai un argomento così triste potesse avere tanto successo, tutti diciamo che sui social vanno forte i balletti, i contenuti rapidi e superficiali, come si fa a parlare di cancro e ottenere questi risultati? La risposta che mi sono dato è che normalmente il cancro viene raccontato o tramite la narrativa dei pazienti, o dal punto di vista del medico: malattia, fattori di rischio, sintomi, diagnosi e cura. Ma invece chi è questo cancro? Cosa fanno le cellule? Come mai impazziscono? Questi sono temi di cui nessuno parla, e quando l’ho fatto è piaciuto molto.
Così ho pensato: perché non parliamo di come nasce una metastasi? Se ci pensate è un evento assurdo: una cellula, di un tessuto specifico, che deve abbandonare quella zona e quel tessuto per andare in un posto sconosciuto e diverso: invadere altri tessuti distanti. Lì deve trovare un modo per sopravvivere, e se ci pensate non è scontato che ci riesca: deve crearsi una rete di vasi sanguigni, deve vivere in un ambiente diverso da quello in cui si trova normalmente, deve riuscire costantemente a sfuggire al sistema immunitario e da lì deve anche replicarsi e far crescere la massa della metastasi. Se ci pensate è un evento complicatissimo, che purtroppo però, accade. Così ho pensato di iniziare un viaggio per raccontarvi come fanno queste cellule tumorali a diffondersi nel corpo, quali sono i meccanismi che utilizzano e quali i loro punti deboli che i medici sfruttano per curarci.
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Alla prossima,
Gianluca