Buona domenica mia cara personcina,
come ti vanno le cose? Spero, come sempre, che tutto (o molto) brilli e ti sorrida.
Anche questo mese, tantissime attività bollono nel pentolone di Impatto (e questa è una delle ragioni per cui ci stiamo facendo sentire meno sui social!): stiamo lavorando a dei super progetti, anche per lз più piccolз…ma per ora non possiamo aprire bocca!🐟
Ah, aspetta! Una cosa che posso condividere con te è sicuramente questa: la #challenge del mese a tema rifiuti tessili (questo aprile, si ricordano tristemente i 10 anni trascorsi dal crollo del Rana Plaza: è sempre più necessario ricordarci quale sia il costo reale e nascosto dei nostri vestiti).
Prima di gettarci con gran foga nella nostra lettura del mese, però, ti chiederei di nuovo un consiglio: se ti va, fammi sapere qui quale libro (o libri) vorresti proporre per le nostre prossime letture (incredibile, lo so, puoi addirittura proporre).
Come sancito dal democratico voto della maggioranza di chi bazzica a Steps d’Impatto, la lettura di questo mese è Scegliere il futuro: Affrontare la crisi climatica con ostinato ottimismo di Christiana Figueres e Tom Rivett-Carnac (2021, Tlon, 211 pagine).
Figueres e Rivett-Carnac non sono affatto due persone a caso: da background sociali e lavorativi completamente diversi, si sono entrambi trovatз a operare a livello governativo su questioni di non poco conto legate al cambiamento climatico; una cosa bella di questo libro è proprio la possibilità che ci da di leggere storie informate e informanti, vissute in prima persona da chi il potere di cambiare le cose a livello strutturale, economico e governativo, ce l’ha sicuramente in quantità maggiore di noi.
Il libro si divide formalmente in tre parti — anche se, nella mia interpretazione, direi che sono principalmente due: circa la metà del testo è infatti dedicata a un’introduzione sulle conseguenze del cambiamento climatico, mentre la seconda parte ci fornisce suggestioni utili a cambiare, anche solo lievemente, il nostro modo di pensare alla crisi climatica, condite da un po’ di suggerimenti più pratici, e ottimisti, per affrontarne le conseguenze, ciascunə nel suo piccolo.
La parte de “I due mondi”…
…racconta, tra utopia e distopia, i due possibili scenari di sviluppo per la terra e per chi la popola. Parlare di utopia e distopia, in realtà, non è nemmeno propriamente corretto perchè, come Figueres e Rivett-Carnac scrivono, questi sono effettivamente i due scenari possibili, quelli che – come umanità – stiamo creando.
Il capitolo dedicato alla descrizione del primo mondo, molto evocativamente, si intitola proprio “Il mondo che stiamo creando”. Stando a queste descrizioni, non si tratta di un mondo troppo auspicabile, ma giudica tu…
Gli effetti di questo scenario non si riflettono soltanto a livello climatico, ma anche sociale:
Le nazioni sono determinate a mantenere la ricchezza e le risorse all’interno dei propri confini, e a lasciare all’esterno i migranti. Gli eserciti diventano pattuglie di frontiera altamente militarizzate. L’obiettivo è l’isolamento (...). È inevitabile seguire le previsioni del tempo, ma ultimamente le notizie su ciò che accade alle frontiere sono diventate insostenibili per la maggior parte delle persone. A causa dell’allarmante aumento dei suicidi e dietro l’esplicita richiesta degli organi deputati alla tutela della salute pubblica, le organizzazioni giornalistiche hanno ridotto il numero di approfondimenti su genocidi, tratta degli schiavi1 e diffusione di epidemie tra i rifugiati. Non ci si può più fidare delle notizie. I social media, che per lungo tempo sono stati una fonte lugubre di segnalazioni in tempo reale, sono pieni di teorie complottiste e video manipolati. Nel complesso, il mondo dell’informazione ha preso, pare in maniera consapevole, una strana piega verso la distorsione della realtà e una narrazione falsamente ottimista (pp. 42—43).
Insomma, il mondo che stiamo creando, secondo Figueres e Rivett-Carnac, è un mondo in cui la crisi climatica continua ad avere effetti sempre peggiori e in cui le disuguaglianze sociali ed economiche sono ormai estremizzate.
In effetti, se guardiamo al nostro presente, questo mondo devastato non sembra poi così distante…
Ma quindi, in questo libro…dove sta l’ottimismo, quello buono?
Sicuramente, il capitolo “Il mondo che dobbiamo creare” ci aiuta ad andare in questa direzione.
In questo scenario, “dal 2020 le emissioni sono state dimezzate regolarmente ogni decennio. L’umanità si sta dirigendo verso il mondo del secondo scenario, che entro il 2100 non sarà più caldo di 1,5°” (p. 45).
L’ottimismo ostinato, introdotto qualche capitolo dopo, inizia già a mostrarsi, per proseguire nelle pagine successive, in cui Figueres e Rivett-Carnac delineano una “nuova direzione” che dovrà portarci “dal disfattismo all’ottimismo, dallo sfruttamenteo alla rigenerazione, dall’economia lineare a quella circolare, dal beneficio individuale al bene comune”.
Relativamente alla descrizione immaginifica di questi due mondi possibili, la nostra Francesca fa un’osservazione molto pertinente: parlare al presente, come se tutto si fosse già verificato e quella descritta fosse effettivamente la nostra realtà, rende entrambi i mondi sorprendentemente reali. L’immagine del mondo che “dobbiamo creare” riesce perfino a infondere speranza!
Il libro, poi, è disseminato da “chiamate all’azione” come questa:
Non possiamo più permetterci di dare per scontato che affrontare il cambiamento climatico sia un responsabilità esclusiva dei governi nazionali e locali, delle aziende o dei singoli individui. Questa è una missione che riguarda tutte e tutti, in ogni parte del mondo, e ognuno di noi deve assumersene la responsabilità sia individualmente che collettivamente. (…) Chiunque voi siate, ora siete necessari in ognuno dei vostri ruoli”
Mi è piaciuto il sottotesto che tuttз possiamo fare qualcosa; tuttavia, avrei voluto che l’accento fosse posto, come accade in altre parti del libro, anche sul fatto che i governi nazionali e locali e le aziende — che qui sembrano venire un po’ deresponsabilizzati — hanno in realtà una grandissima responsabilità e molto più potere per gestire il cambiamento climatico e invertire la rotta rispetto a quanto ne abbiano le singole persone…
La parte conclusiva del libro, in ogni caso, riporta 10 macroazioni, semi-pratiche e sistemiche, per provare a “scegliere il futuro”:
Lasciare andare il vecchio mondo
Affrontare il nostro dolore, mantenendo ferma un’idea di futuro
Difendere la verità
Considerarsi cittadine e cittadini, non consumatrici e consumatori
Abbandonare i combustibili fossili
Riforestare la Terra
Investire nell’economia sostenibile
Usare la tecnologia responsabilmente
Costruire la parità di genere
Impegnarsi politicamente
Allenarsi alle micro-azioni proposte in questi capitoletti (che non ti spilero troppo, nel caso volessi ancora leggere il libro) è un atto prezioso e radicale di cura.
Il libro si conclude con un interessante sezione intitolata “Cosa potete fare dopo aver letto questo libro”, che scandisce una sorta di calendario a lungo termine per aiutare lз lettorз a programmare, letteralmente, i propri steps d’impatto 🫶🏾
Infine, un piccolo valore aggiunto in un libro che per i gusti di qualcunǝ potrebbe essere considerato troppo poco pratico, è la sezione “Dove andare dopo aver letto questo libro”, che fornisce i siti di alcuni gruppi di attivismo, organizzazioni che condividono la sensibilità verso l’ambiente, strumenti utili e fonti scientifiche per mettersi in azione, approfondire e scoprire.
🧯Alert — opinione non richiesta: anche se la parte iniziale è fondamentale per costruire la struttura logica della narrazione che lз due autorз vogliono portare avanti, la seconda parte mi è piaciuta molto di più (al contrario di Francesca, con cui mi sono confrontata, che invece ha apprezzato i vari atti di immaginazione della prima parte) perché riesce ad unire la parte teorica, di dati e aneddoti, ad una parte più calata nel mondo, in cui ci mostra che anche le nostre azioni, talvolta sistemiche talvolta materiali, fanno la differenza.🧯
Cosa possiamo fare noi?
Se ti stai affacciando con un po’ di timore al mondo della sostenibilità, ti consiglio di provare la nostra #impattochallenge discovery, che ti permette fondamentalmente di osservare te stessə per capire come agisci nella tua quotidianità – che è la cosa da cui partire per poi intervenire con cambiamenti più materiali o pratici (oh, mi raccomando, il sequel è la #360).
Se invece hai uno spirito un po’ più temerario ma ancora non conosci le nostre meravigliose #challange, fatti un giretto qui: sono certa che tr
overai la sfida più adatta a te!
Insomma, come direbbero lз autorз: “Il tempo di fare ciò che possiamo è passato. Adesso ognuno di noi deve fare ciò che è necessario”!
Ah, ora che ti sei sorbitǝ tutta questa pappardella, ti lascio anche il sito web legato al libro (Global Optimism, solo in inglese), dove potrati trovare podcast e fonti aggiuntive.
Aspè, ultimissima cosa…“per concludere,” e sempre perchè ci piace accogliere la complessità — che, talvolta, in Scoprire il mondo viene messa in secondo piano per favorire uno storytelling alla portata di tutte le persone che leggono — ti invito, se non ne hai ancora avuto l’opportunità, a guardare due film: As Bestas – La terra della discordia (R. Sorogoyen, 2022) e Alcarras — L’ultimo raccolto (C. Simón, 2022).
Entrambi ambientati in Spagna, questi film trattano tematiche simili tramite generi abbastanza diversi — il primo tra i due, ad esempio, è considerato un thriller. In tutti e due i film, l’ambiente e la sua cura sono temi centrali, problematici e problematizzati, che creano grande discordia.
Senza fare troppi spoiler, questa grande discordia è data, in entrambi i casi, dall’abbandono dei combustibili fossili e dal potenziale passaggio ad energia da fonti rinnovabili — eolica e solare rispettivamente nel primo e secondo film. Lз registз ci mettono di fronte alle contraddizioni che un certo tipo di economia “green” produce (soprattutto in Alcarras) e ai bisogni delle comunità locali che vanno a scontrarsi con quelli di chi, in quelle zone, è andatǝ a viverci “per scelta” e grazie al proprio privilegio di classe (soprattutto in As Bestas).
se li guardi: buona visione, e fammi sapere se ci trovi altre riflessioni interessanti!
Insomma, Scegliere il futuro è un bel libricino che ci fa riflettere su quanto il cambiamento sistemico sia necessario, e su come questo possa partire proprio da noi.
Steps d’Impatto della lettura: 🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽 /10
Lo consigliamo alle persone che…vogliono avvicinarsi al tema della crisi climatica in modo soft, e preferiscono farlo partendo da una base teorica condita con un po’ di aspetti pratici!
Per lз più piccinз
Questa volta ci buttiamo sullз giovani adultз, con un libro illustrato (che in realtà è adatto anche ad un pubblico più adulto): Cambiamento climatico di Yayo Herrero Lòpez, Maria Gonzàles Reyes e Berta Pàramo Pino (trad. Violetta Colonnelli), uscito nel 2020 per Quinto Quarto.
Si tratta di una sorta di compendio, schematico e informativo, in cui i dati vengono accompagnati da tante belle illustrazioni e infografiche.
Ti vedo già, sedutə con lз tuз pargolз, a discuterne insieme❤️🔥
Cosa dici, ci salutiamo? Mi sa che anche per questa volta ci siamo riempitз a sufficienza di argomenti su cui riflettere…ovviamente, se ti va di condividere la tua opinione sul libro o sul tema, ti leggiamo con gaudio!
Noi, come al solito, ci sentiamo tra un mesetto (...e non dimenticarti di contribuire all’accrescimento delle nostre prossime letture)!
A presto, e buon 1° maggio!
Giulia | Impatto APS
P.S. Anche questa prospettiva — recentemente pubblicata su Internazionale — può essere d’ispirazione per approfondire il tema di cui abbiamo parlato oggi: si tratta di un’estratto dell’introduzione che la scrittrice femminista Rebecca Solnit ha scritto per il libro “Not too late” (solo in inglese, per ora) e che riflette proprio sui termini “speranza” vs “ottimismo” nel contesto del cambiamento climatico…
In tutti gli stralci presi dal testo, non sono intervenuta sul maschile sovraesteso, usato talvolta nel libro.