Prendi una forchetta in mano come se fosse un momento solenne
il verso che dà il titolo a questa sezione è di Franco Armino da Cedi la strada agli alberi
Ciao tu,
io e il marito viviamo insieme da otto anni, ma è ora che abbiamo deciso di fare nido e, per un po’ lungo quasi un mese, la casa è diventata un cantiere.
L’ha detto lui, è stato un po’ come tornare a vivere da sola, cioè nel disordine totale (e accorgermi che un po’ mi manca la potenzialità del disordine: quel suo saper trasformarsi al bisogno). E mentre io correvo nel corridoio per sentire il suono che fanno i teli copritutto e gli dicevo dai corri anche tu, lui mi guardava spaesato (con simpatico odio) e ricoperto di polvere.
Ad oggi c’è ancora molta polvere. Io vorrei molte piante con cui scusarmi subito perché le ucciderò.
Con che parola comincia il tuo spazio?
George Perec dice che lo spazio comincia con delle parole, dei segni tracciati sulla pagina bianca. Che gli spazi ci sembrano reali, evidenti, perché gli abbiamo dato un nome. Ma possiamo immaginare altri nomi e altri pezzetti di spazi. Non è bellissimo pensare di poter ri-immaginare il mondo intero?
Lo spazio è un dubbio: devo continuamente individuarlo, designarlo. Non è mai mio, mai mi viene dato, devo conquistarlo - Perec
Al laboratorio di scrittura del progetto Borghilenti Cose di casa che ho fatto a Castelnuovo Bocca d’Adda, c’erano 16 persone dai 12 ai 64 anni. E un drago. Tarantasio. Conosciuto per il suo alito palustre e puzzolente.
Abbiamo scritto del paese, di oggetti e persone. Ci siamo costretti a vedere meglio quello che si sente, quello che non si vede e anche quello che si immagina.
Ci siamo costretti a esaurire i luoghi.
La strada: cercare di descrivere la strada, di cosa è fatta, a cosa serve. La gente nelle strade. Le macchine. Che tipo di macchine? I palazzi: notare che sono piuttosto confortevoli, piuttosto ricchi; distinguere i palazzi d'abitazione dagli edifici pubblici. I negozi. Cosa si vende nei negozi? Non ci sono negozi d'alimentari. Ah, sì, c'è una panetteria. Chiedersi dove la gente del quartiere fa la spesa. I bar. Quanti bar ci sono? Uno, due, tre, quattro. Perché aver scelto questo? Perché lo si conosce, perché è al sole, perché è un bar-tabacchi. Gli altri negozi: antiquari, abbigliamento, Hi-Fi, ecc. Sforzarsi di esaurire l'argomento, anche se sembra stupido. Costringersi a vedere meglio. Contare le macchine. Guardare le targhe delle macchine. Distinguere le macchine. Leggere quanto è scritto nella strada: nelle edicole, manifesti, cartelli stradali, graffiti, dépliant gettati per terra, insegne dei negozi. Decifrare un pezzo di città: la gente nelle strade, chi sono, da dove vengono, dove vanno? Perec - Specie di spazi
Ci hai mai provato? Prendi un angolo dei tuoi luoghi e osservalo con attenzione. Scrivi ogni giorno di un suo frammento, delle sue crepe sul muro, delle sue curve, dei suoi spigoli. Fai la stessa cosa con un oggetto o con una persona.
Ti stupiranno le parole e le immagini che scoverai. Io ho ancora in testa la storia di un rastrello da pesca che si riposa quando nessuno lo guarda.
Se proprio non sai da dove cominciare a scrivere l’11 luglio a Roma (quartiere San Giovanni) c’è il Corso di pensieri scritti in presenza dalle 11 alle 17. Ci sono solo tre posti. Ti aspetto. Di lui si dicono cose così: “Non scrivo per lavoro, ma perché mi piace molto, ma anche solo per questo avevo voglia di migliorare un po'. Il corso mi è stato molto utile in questo senso: mi ha insegnato come guardare oltre, come aggiungere un po' di colore alle mie pagine, dove cercare l'ispirazione. E mi ha lasciato l'entusiasmo per continuare a provarci”.
La rassegnascianca
Sex and The City l’ho rivisto tutte le volte che voglio stare allegra svuotando la testa. È da sempre il mio modo di uscire di casa con le amiche stando sul divano, per alcune di noi è stato un certo tipo di femminilità.
C’è l’archivio online di Review, il mensile culturale di Annalena Benini, perditici dentro.
La lista
Ristrutturando ho imparato un po’ di cose
che ora che Berlusconi non c’è più l’Italia ha paura, l’ho sentito dire agli operai
che non farò mai più dei lavori in casa abitandoci dentro
che la polvere sta comoda e sta anche dove non te l’aspetti
che avere gusti simili aiuta, ma vince chi regge meglio lo stress
che i libri sono sopravvalutati (scherzo ma li ho odiati moltissimo e penso che mi libererò di alcuni di loro)
che il tempo passa anche per le cose
che la voglia di cambiamento sta tra una parete verde e un post it
che anche quando ti sembra di aver finito c’è sempre qualcosa ancora da sistemare
che ho scritto negli anni molto di più di quello che pensassi solo non lo trovavo più
che gli scatoloni se non li apri fanno arredamento
che casa è una sensazione e la mia sta fra un diario e una penna.
Il mondo sa essere ancora un posto bellissimo se lo dividi in pezzetti di spazio e se ti permetti di essere vulnerabile a tratti,
scrivi di più,
Simona
Ho scritto questa newsletter ascoltando questa che riproduce un po’ i suoni nella mia testa.