INTRO
MARLA cambia abito e approda su Substack: un vestito più leggero, adatto al caldo di questi giorni.
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Qui a info.nodes, l’associazione dalla quale nasce MARLA, ci impegniamo a riportare vicende che spesso non finiscono sulle prime pagine nazionali, pur meritando maggiore copertura, e che pensiamo possano offrire “cibo per i nostri pensieri”.
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GIUSTIZIA CLIMATICA
Lo State of the Climate in Europe 2022, seconda edizione del report curato dalla World Meteorological Organization (WMO) in collaborazione con Copernicus, afferma che già dagli anni '80 del secolo scorso l'Europa si sta surriscaldando con una velocità doppia rispetto a quella mondiale. Come riporta l’articolo di Wired Italia In Europa il caldo è fuori controllo:
«il 2022, che in diversi paesi europei tra cui l'Italia è stato l'anno più caldo da che vengono effettuate le rilevazioni, ha visto una temperatura media di 2,3 gradi superiore al periodo pre-industriale. Quella cioè della seconda metà dell'Ottocento, utilizzata come riferimento per gli accordi sul clima di Parigi del 2015. Intesa che impegnava a contenere l'aumento della temperatura media globale entro il grado e mezzo».
Riccardo Saporiti, autore dell’articolo, mostra anche, attraverso alcuni grafici, quali sono stati i più frequenti eventi estremi che hanno messo a rischio la vita dei cittadini europei nel 2022.
Anche l’Agenzia europea dell'ambiente (ESA) evidenzia il moltiplicarsi dei fenomeni meteorologici estremi, che secondo i calcoli dei suoi ricercatori e come riportato da ANSA, hanno causato la morte di quasi 195.000 persone e perdite economiche per oltre 560 miliardi di euro dal 1980.
Se l’Europa soffre per il caldo, le cose non vanno di certo meglio in Nord America, dove milioni di cittadini della costa est del Canada e degli Stati Uniti hanno dovuto convivere con una pessima qualità dell’aria causata da centinaia di incendi boschivi scoppiati in Canada a inizio giugno.
Le ragioni di tutti questi incendi? Le spiega in parte CBS News in questo video. Nel frattempo, Cliff Chapman del Wildfire Service della British Columbia ha dichiarato al The Guardian:
«Non è azzardato affermare che questa sia stata una delle stagioni degli incendi più complicate fino ad oggi... la media degli ultimi 10 anni è di 20.000 ettari bruciati, e questa primavera abbiamo già superato il mezzo milione di ettari».
Foreste e fiumi sono minacciati anche in Africa. Un’inchiesta condotta da Investigate Europe e Disclose ha rivelato che il gigante dell'energia Perenco è stato responsabile, negli ultimi quattro anni, di ben 17 fuoriuscite di petrolio in Gabon.
Le zone colpite potrebbero coprire un'area di diverse centinaia di chilometri quadrati. I funzionari e gli abitanti hanno fatto sentire la loro voce contro il gruppo franco-britannico per come ha gestito il disastro ambientale.
Mentre le foreste bruciano o venongo inondate di petrolio, i ghiacci si sciolgono.
Eppure la preoccupazione nei confronti del nostro Pianeta, che sta cambiando forma sotto i nostri occhi e a causa delle nostre azioni, è superata dall’interesse economico e dalle nuove prospettive commerciali che questi mutamenti fanno presagire. Non deve esserci nulla di più bello che fare affari mentre l’intero Pianeta brucia, in Europa, in USA, come nel resto del mondo.
Secondo Osservatore Artico, il 2024 sarà infatti l’anno della Northern Sea Route. Almeno, questa è l’intenzione della Russia, che ha dato notizia di voler aprire la rotta commerciale a Nord delle sue coste artiche per l’intero anno.
Come spiega l’autore dell’articolo Leonardo Parigi:
«La penisola di Yamal rappresenta il punto di partenza del gas naturale liquefatto (LNG) per una rotta che punta verso le coste asiatiche. E per arrivare a destinazione, i tanker possono contare sulla cosiddetta Northern Sea Route. Nel Giugno del 2020 Novatek – che gestisce l’impianto LNG di Yamal – è riuscita a mettere in mare la sua nave ammiraglia, la Christophe de Margerie, e a farla arrivare a destinazione in soli 12 giorni.
Scortata da una rompighiaccio nucleare, la nave metaniera ha percorso oltre 2.500 miglia nautiche in un periodo in cui il ghiaccio dovrebbe essere spesso, impedendo dunque la navigazione.
La rotta del fiore all’occhiello della flotta Novatek è stato un test, riuscito, per vedere fino a che punto possa arrivare il nuovo tracciato marittimo. Partita il 18 maggio dal porto di Sabetta, la Christophe de Margerie è giunta alle acque dell’Oceano Pacifico il 31 maggio, arrivando poi a destinazione in Cina dieci giorni dopo».
→ Northern Sea Route vs. Southern Sea Route [fonte: Wikipedia]
Comunque, se pensate che la drammaticità della situazione stia portando i governi a prendere misure per mitigare il rischio di disastro climatico, rilassatevi, è proprio il contrario.
Come fa notare l’avvocato Francesco Romeo, intervistato da Altraeconomia, i giovani che mettono in atto proteste non violente vengono colpiti da provvedimenti penali e amministrativi, oltre che da sanzioni economiche.
Accuse di associazione a delinquere e uso sistematico dei fogli di via sono i segnali più preoccupanti. Per Romeo l’obiettivo è neutralizzare i movimenti ecologisti. Sempre secondo Romeo,
«c’è la volontà di intimidire gli attivisti e in ultimo di delegittimare, di “spoliticizzare”, le azioni messe in campo. Queste tre componenti sono molto evidenti nel procedimento simbolo, che è quello per associazione a delinquere in corso come detto a Padova, ma io penso che siano caratteristiche presenti in ogni denuncia portata all’attenzione dell’autorità giudiziaria e amministrativa”.
GIUSTIZIA SOCIALE
→ Foto di un “lager” in Libia [Fonte: Nigrizia]
La strage di migranti nel Mediterraneo non sembra aver fine, anzi, tra morti e dispersi le cifre sono tali da far vergognare chiunque abbia un minimo di umanità. Ma non l’Europa.
Come riporta Pagella Politica, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), nei primi sei mesi del 2023 sono morti o dispersi circa 1.300 migranti nel tentativo di raggiungere l’Europa attraverso il Mar Mediterraneo: è il dato più alto dal 2017 ed è una sottostima del numero reale.
Considerando 600 tra morti e dispersi, il recente naufragio avvenuto a pochi chilometri dalle coste greche potrebbe essere tra i peggiori tra quelli noti avvenuti nel Mar Mediterraneo.
Il ricco occidente si trova ad affrontare altri tipi di problema, molto diversi dalla capacità di galleggiamento di un gommone, ma non per questo meno gravi e spaventosi. Dello sviluppo e della (forse tardiva) regolamentazione dell’intelligenza artificiale parleremo più sotto, nel capitolo dedicato ai Diritti Digitali, ma vale la pena menzionare qui il recente articolo di Naomi Klein per il Guardian.
Nel pezzo, l’autrice riflette su alcune implicazioni che le nuove tecnologie stanno avendo sulla società e sul nuovo assetto politico-economico, da lei definito “techno-necro capitalismo”. Il ragionamento dell’autrice di No Logo comincia dal chiedersi perché gli errori commessi dalle A.I. vengono comunemente definiti allucinazioni.
«È vero, ma perché chiamare gli errori "allucinazioni" in ogni caso? Perché non "spazzatura algoritmica" o "difetti"? Beh, "allucinazione" si riferisce alla misteriosa capacità del cervello umano di percepire fenomeni che non sono presenti, almeno non secondo i termini convenzionali materialisti.
Appropriandosi di una parola comunemente usata in psicologia, nell'ambito delle sostanze psichedeliche e in varie forme di misticismo, i sostenitori dell'IA, pur riconoscendo la fallibilità delle loro macchine, contemporaneamente alimentano il mito più caro del settore: che costruendo questi modelli di linguaggio di grandi dimensioni e addestrandoli su tutto ciò che noi esseri umani abbiamo scritto, detto e rappresentato visivamente, stiano dando vita a un'intelligenza animata in procinto di innescare un salto evolutivo per la nostra specie».
Ed eccoci dunque giunti al “capitalism’s techno-necro stage” ☠️
«In una realtà di potere e ricchezza iper-concentrata, l'IA - lontana dal realizzare tutte le utopiche allucinazioni che immaginavamo - è molto più probabile che diventi uno spaventoso strumento di ulteriore spoliazione e saccheggio.
Ciò a cui stiamo assistendo è che le aziende più ricche della storia (Microsoft, Apple, Google, Meta, Amazon...) si appropriano unilateralmente del totale delle conoscenze umane esistenti in forma digitale e accessibile e la isolano all'interno di prodotti proprietari, molti dei quali prenderanno direttamente di mira gli esseri umani il cui lavoro di una vita ha addestrato le macchine, senza dare autorizzazione o consenso”.
DIRITTI DIGITALI
Il nostro report Man in the loop, realizzato con il supporto della coalizione globale Stop Killer Robots, è stato pubblicato a fine giugno. Frutto del lavoro di ricerca di Laura Carrer, Davide Del Monte e Andrea Signorelli, il documento (una quarantina di pagine) intende far luce sullo stato dell’arte degli investimenti nel settore delle armi autonome in Italia.
Le armi autonome sono armi in grado di selezionare e attaccare un obiettivo militare senza l’intervento umano e comprendono sistemi di difesa aerea, sentinelle robotiche, droni, munizioni vaganti e altre tipologie di dispositivi.
Molti di questi si avvalgono dell’intelligenza artificiale. Si tratta di un’industria in forte crescita: basti pensare che soltanto quest’anno (2023) per la ricerca militare sono stati stanziati ben 40 milioni di euro sul bilancio ordinario del Ministero della Difesa.
Stop Killer Robots è stata anche tra i partecipanti del RightsCon Costa Rica, tenutosi a San Josè tra il 5 e l’8 giugno. L’evento annuale, uno dei più importanti a livello internazionale nell’ambito dei diritti digitali, comprendeva un workshop a tema armi autonome, tenuto proprio da tre membri di SKR (The Automated Decision Research team).
«L’impiego dei killer robots presenta gravi implicazioni legali, morali ed etiche sul piano dei diritti digitali (e umani)» si legge sul comunicato pubblicato sul sito ufficiale dell’organizzazione. All’evento non hanno potuto partecipare 300 persone (ad aggiungersi ai 1000 già presenti), perché respinte al confine, nonostante i loro visti fossero già stati approvati. Access Now ha redatto un comunicato subito dopo l’accaduto.
La settimana successiva, il 14 giugno, il Parlamento Europeo riunitosi a Strasburgo ha votato in favore dell’AI Act, il regolamento sull’intelligenza artificiale che dovrebbe entrare in vigore nel 2025. Il testo sembra rispettare, per ora, la maggior parte delle istanze delle no profit e ong che tutelano i diritti digitali.
Tuttavia, ci sono alcuni punti che potrebbero, giuridicamente parlando, costituire dei loopholes (“scappatoie”) per istituzioni e big tech. Access Now chiede più precisione nella stesura dell’Articolo 6 che, nella forma attuale, permetterebbe alle aziende di classificare i propri sistemi IA come “non ad alto rischio” (self-assessment).
C’è poi la questione della sorveglianza ai confini europei, non necessariamente di tipo biometrico. Access Now e altre associazioni chiedono l’introduzione di divieti riguardanti l’utilizzo, in contesti migratori, di tecnologie come la valutazione automatizzata del rischio (automated risk-assessment) e i sistemi di analisi predittiva (predictive analytics systems).
Infine, l’utilizzo del riconoscimento biometrico, già vietato dai luoghi pubblici urbani, è ancora consentito per le forze dell’ordine nel caso di “crimini gravi”, previo consenso dell’autorità giudiziaria.
Proprio per sensibilizzare gli europarlamentari, prossimi al voto, ma anche i cittadini, info.nodes ha lanciato, al fianco di Hermes Center e The Good Lobby Italia, la campagna social #DontSpyEU.
Il sito permette di simulare il riconoscimento biometrico sui volti degli europarlamentari e di partecipare a un contest di deepfake, nel quale incorraggiamo a creare dei “falsi” fotografici raffiguranti gli europarlamentari. Gli algoritmi di riconoscimento biometrico spesso non sono in grado, infatti, di distinguere tra immagini di persone “reali” e AI-generated.
Parlando di riconoscimento biometrico… In Italia è stato prorogato il divieto dei sistemi di riconoscimento facciale (videosorveglianza) già stabilito da una moratoria del 2021. Secondo il decreto legge 51 del 2023, il divieto sarà esteso fino al 31 dicembre 2025, nell’attesa che l’Unione Europea emani una normativa sul riconoscimento biometrico valida su tutto il continente.
All’approvazione della Camera (22 giugno), è seguita anche quella del Senato (28 giugno), segno che gli sforzi di associazioni come la nostra stanno portando risultati. L’Italia sembra comprendere i rischi associati all’impiego delle tecnologie di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, anche se la moratoria attuale prevede delle preoccupanti eccezioni.
Se è vero infatti che le amministrazioni comunali sono soggette al via libera del Garante della Privacy, lo stesso non si può dire delle autorità giudiziarie (stando a un inciso del comma 12 della legge), che possono ancora ricorrervi quando lo reputano opportuno.