INTRO
Il mio spazzolino elettrico, dal costo di 499,99 euro, ha aperto un dialogo franco e aperto con Alexa sullo stato dei miei incisivi superiori.
Si stanno interrogando sulla forza che imprimo sull’arcata dentale quando faccio passare le spazzoline rotanti rosa e azzurre: troppo robusta? Eccessivamente debole? Più veloce o più piano?
Ogni mattina mi sveglio con la curiosità di conoscere il loro parere sullo stato dello smalto, sulla progessione del tartaro e sullo stato di salute delle gengive.
Raccolgono anche i migliori consigli dei dentisti iscritti ai forum su internet rispetto alle mie modalità di pulizia, per fornirmi ogni sera un report dettagliato, ovviamente messo in una tabella pulita e ordinata.
Il mondo ultimamente è un disastro, ma i miei denti non sono stati mai così bianchi.
INDICE
Don’t spy!
Vote against the machine
Adorable violence
Hardly working
Life is a game
Got my mojo working
Facts are facts. Fiction is fiction.
DON’T SPY!
Durante l’ultimo trilogo sul regolamento europeo sull’intelligenza artificiale conclusosi il 24 di ottobre, diversi Governi dell'UE hanno esercitato pressioni per indebolire significativamente il divieto all’utilizzo di sistemi per l'identificazione biometrica in tempo reale e per il riconoscimento delle emozioni, in nome della sicurezza nazionale e della “difesa delle frontiere”.
Una normativa così debole, se approvata, può essere sfruttata per esercitare la sorveglianza di massa.
Per questo, in vista del prossimo negoziato previsto per il 6 dicembre, abbiamo lanciato insieme a Hermes Center e The Good Lobby Italia una provocazione ai membri dei Governi dell’UE che siedono in Consiglio, oltre che ai rappresentanti della Commissione e agli europarlamentari.
Attraverso il sito Don’t spy eu, ne simuliamo il riconoscimento facciale e anticipiamo quello che potrebbe succedere a tutti i cittadini europei se l'AIAct non li proteggerà esplicitamente.
Un algoritmo analizza le immagini pubbliche di diversi ministri europei, caricate dagli utenti del sito, e assegna a ciascuno genere, età e “stato emotivo”. L’obiettivo è evidenziare il grande margine di errore e di approssimazione di queste tecnologie e indurre politici e rappresentanti delle istituzioni a riflettere sulle decisioni che sono chiamati a prendere durante il negoziato in corso.
Il sito della campagna permette inoltre di caricare dei deepfake dei ministri europei presenti nell’archivio della campagna, nella speranza di spaventarli e farli ragionare meglio su cosa significhi proteggere i dati biometrici dei cittadini.
VOTE AGAINST THE MACHINE
Dal riconoscimento facciale alle lavatrici e agli spazzolini smart (esistono davvero, lo giuro), l'intelligenza artificiale fa ormai parte della nostra vita quotidiana.
Per quanto uno spazzolino che dialoga con Alexa mentre scansiona i dati del vostro arco dentale possa essere spaventoso - e lo è - a far ancora più paura sono gli investimenti e l’interesse dell’industria degli armamenti nei confronti di queste “nuove opportunità d’innovazione”.
Questo mese però tutto potrebbe cambiare. All'Assemblea generale delle Nazioni Unite, si voterà una risoluzione, un primo passo verso una nuova legge internazionale.
In supporto a questo primo ma fondamentale passaggio, attivisti e attiviste di tutto il mondo hanno lanciato la campagna social #VoteAgainstTheMachine.
Non amiamo particolarmente le campagne fatte di hashtag, post e reels, ma forse in questo caso vale la pena rimboccarsi le maniche, vista la posta in palio.
ADORABLE VIOLENCE
Come spiega Institute of Network Cultures, il progetto The Kawayoku Inception esplora la violenza digitale attraverso l'archiviazione e la tassonomia delle immagini.
Il video-saggio offre una nuova prospettiva per interrogare il modo in cui percepiamo la violenza nell'era di Internet, dove siamo costantemente bombardati da immagini di violenza, spesso in modo inconsapevole.
L'ambiente di tale indagine è ovviamente Internet, il campo in cui si generano le nostre vite digitali, le nostre esperienze online frammentate e solitarie, inebriate quotidianamente da quantità incalcolabili di immagini a cui siamo incessantemente, (in)volontariamente sovraesposti.
Il termine "Kawayoku" è una crasi linguistica imperfetta che combina le parole giapponesi "kawaii" (adorabile) e "bōryoku" (violenza). Questo termine riflette l'ambiguità e la complessità della violenza digitale, che può essere allo stesso tempo attraente e repulsiva, visibile e invisibile.
Il progetto di Tafeche dà un importante contributo alla comprensione del modo in cui la violenza è rappresentata e consumata nell'era digitale.
HARDLY WORKING
Vi avevamo già parlato del collettivo di artisti Total Refusal nel numero di maggio del 2021, ironia della sorte proprio in occasione di scontri tra Israele e Palestina, per presentare il loro documentario sulla diserzione girato all’interno di Battlefield V.
Torniamo a parlarne per un altro loro documentario, “Hardly Working”, presentato l’anno scorso e ancora una volta montato utilizzando degli spezzoni di videogiochi.
Questa volta il film ci offre un'interessante riflessione sulla natura del lavoro e dell'alienazione nell'era digitale: i protagonisti sono alcuni NPC, personaggi non giocanti che popolano mondi iperreali per creare l'apparenza di normalità.
Con precisione etnografica, il film racconta il lavoro quotidiano di una lavandaia, di uno stalliere, di uno spazzino e di un tuttofare: un ritmo composto da loop che li fa lavorare quotidianamente e senza sosta.
Il loro lavoro non produce un prodotto, né cambia nulla del loro status quo. Dopotutto, è un po’ come succede anche a noi umani.
LIFE IS A GAME
Presentato in anteprima al festival milanese Visioni dal Mondo, il documentario Life is a Game di Laura Carrer e Luca Quagliato pone lo spettatore al centro di una fittizia assemblea tra rider: in questo dialogo corale i protagonisti sono tredici fattorini provenienti da tre continenti.
Ciò che emerge, come spiega MilanoToday, è una descrizione dettagliata e inquietante del rapporto tra lavoratori e intelligenza artificiale, che qui svolge il ruolo di datore di lavoro: i fattorini interagiscono solo con "L'Algoritmo" di cui sanno poco o nulla e su cui costruiscono le ipotesi più disparate.
Per sapere dove andare a vedere questo film che unisce il linguaggio dell’intervista etnografica con la fiction animata, vi suggeriamo di seguire la pagina instagram ufficiale del film.
GOT MY MOJO WORKING
Come gli schiavi afroamericani nelle piantagioni degli Stati Uniti d'America diedero vita al blues, oggi i riders stanno dando vita a nuove forme musicali.
Laís Martin e Daniela Dib raccontano su Rest of the World il successo di alcune canzoni che parlano della vita dei rider, pubblicate da rapper, cantanti o “semplici” lavoratori delle piattaforme.
Registrata nel 2020 dal fattorino e aspirante rapper venezuelano Julio Barrera, il cui nome d'arte all'epoca era El RT, "Soy Rappi" è uno dei primi esempi del microgenere.
La canzone parla delle difficoltà dei rider con clienti arrabbiati, delle lunghe code per ritirare il cibo, degli ingorghi stradali e delle varie complicazioni che devono superare per fare il proprio lavoro.
Nello stesso anno del successo di Barrera, il famoso canale YouTube KondZilla ha pubblicato un singolo chiamato "Motoboy" (termine brasiliano per i fattorini in moto).
Il testo della canzone racconta la storia di un fattorino che viene fermato per aver guidato con la patente scaduta.
L’articolo di Martin e Dib riporta diversi altri esempi di successo, ma evidenzia anche che non tutte le piattaforme sono desiderose di sostenere i fattorini nei loro sforzi musicali.
Dopo il successo di "Soy Rappi", Rappi ha bloccato inaspettatamente il cantante, sostenendo che aveva violato i termini e le condizioni della piattaforma.
FACTS ARE FACTS. FICTION IS FICTION
I lavoratori delle piattaforme in Europa raggiungeranno la cifra di 43 milioni entro il 2025. secondo una stima del Consiglio dell’Unione Europea.
I rider che operano in Italia sono in prevalenza stranieri: il 40% è nato in Africa, il 34% in Italia e il 15% in Asia.
[Open]
In tutto il mondo ci sarebbero 875 milioni di armi leggere, con una media di una ogni sette abitanti, due terzi delle quali in mano a civili.
Il numero totale di set di dati di impronte digitali nel sistema centrale Eurodac ha superato i 5,8 milioni nel 2021.
[Eurodac]
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