erano passati i tempi dell’interesse popolare per gli scandali sessuali di Infilioni gridati a caratteri cubilati sulle prime pagine. le reti pubbliche si occupavano a malapena di Malini, trasformatosi in un mago pancione dispensatore di cocktail fottardi. forse tentava di annegare negli spiriti il dolore per la vergogna che la figlia aveva causato alla casata. ma MAI si abbia a dire che Malini si sottrae a un bagno di folla!
neanche la GraMa era pronta a quel tiro mancino. «amore de mamma, ma sei lella pure tu? da quando?? è stata colpa mia??» chiese in lacrime a Berenice quando le luci del Debutto furono spente e la stampa, anche dei camerati, si preparava a informare le genti delle emozioni nel memorabile debutto. «non lo so ma’, e non m’interessa. e neanche a te dovrebbe interessare! pensa a governare piuttosto che impicciarti di chi faccio entrare nelle mie mutande! ho debuttato: sono poliamorosa, bisex e felice di esserlo. fattene una ragione! la gente tutta se ne dovrà fare una ragione.» ribatté Berenice con calma fermezza. «gioia mia… ma come?!? che dici?!? alle medie ti piaceva quel Cosimo Rambo, che adesso ha anche una fabbrica di moto!! non ti andrebbe di avere lui come marito??» «marito?? ma io spero scherzi! ma allora non hai capito: di matrimoni neanche voglio sentir parlare!!! tra qualche giorno ci trasferiremo nelle campagne di Bologna dove c’è una Comune di coltivatori che ci aspetta!» Berenice riprese fiato qualche istante, omettendo che la Comune di Coltivatori in realtà era la Collettiva Porpora.
continuò: «sono adulta! vado dove posso costruire l’amore con più di una persona e dove siamo ben accettə» spiegò con un luccichìo babelico negli occhi. alla GraMa quasi venne un coccolone. ansia, rabbia, disgusto, preoccupazione, lutto… molteplici sentimenti si mescolavano dentro di lei, tanto da tenerla muta per molteplici minuti. alla fine si decise a replicare, più che altro a sé stessa per darsi coraggio: «consulterò Malini, dato che sta succedendo anche a lui! è un buon alleato e un amico!» pensò quasi sottovoce. ma Berenice replicò quasi gridando: «sì certo, vai da lui ché tanto ami più lui che tuo marito!» e vedendo che aveva colpito nel segno aggiunse: «IN PARTE è anche per questo che me ne vado. quel gradasso sta sempre qui. non vi sopporto più, coi vostri rosari crocifissi santini appesi dovunque, mentre di una foto con tua sorella Elvira non c’è neanche l’ombra!» disse Berenice amara. quindi sentendosi forte di ragione continuò: «dio non esiste, e certo non mi guarda mentre mi masturbo insieme alle mie compagni!» fiottò consapevole dell’effetto che avrebbe fatto. «addio Madreh, ho le valigie pronte. licenzia pure Viola, il suo lavoro è compiuto!» e uscì di corsa. ma proprio sulla soglia si fermò e lasciò la GraMaCri con un ultimo commento sibillino: «se vuoi trovarmi, pensa che Zia Elvira sta insieme a Giovanna Karen Rolandi!».
stavolta Fausta era rimasta davvero spicciolessa; rimase a contemplare l’ikebana sul centrino appartenuto a Palmina, e accasciò la testa sul lungo tavolo al centro della stanza, sospirando parole a mucchietto. Palmina la vedeva sospirare e le sussurrò da dietro il Velo: «coraggio bellezza, stai su… Berenice sa quello che fa, l’hai fatta studiare nelle migliori scuole! non diventerà una ragazza madre, perché sa quando deve mettere un preservativo!»
allora Fausta si girò e scoppiò a piangere a dirotto «ma io non voglio che cresca!» e Palmina concluse ridendo di gusto: «eccerto… beata ‘gnoranza!»