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A 8 anni ha smontato e rimontato il suo primo Mac alla perfezione.
A 19 ha creato un’applicazione per la geolocalizzazione.
A 37 l’intelligenza artificiale ChatGPT, il “trasformatore pre-istruito generatore di conversazioni”.
È sbarbato con occhi verdi chiarissimi, i capelli sono morbidamente arruffati e ha un aspetto da teenager anche se è diventato tra gli uomini tech più potenti al mondo.
Alto 1.70 e in perfetta forma, Sam Altman nasce a Chicago ma cresce a Saint Louis con mamma dermatologa dichiarandosi gay sin dai tempi della John Burroughs School, la scuola primaria che frequentava.
Poi c’è stata la Stanford University, dove ha studiato informatica fino al 2005, anno in cui ha poi abbandonato gli studi.
Ma la scalata verso il successo Altman l’ha cominciata a soli 19 anni con Loopt, l’app che permetteva di condividere la propria geolocalizzazione raggiungendo i 5 milioni di utenti.
Sembra essere il classico genio da Silicon Valley che ha un’idea da giovanissimo e a 30 anni è già un businessman potentissimo.
È infatti tra i banchi di Stanford (gli stessi che hanno condiviso gli ideatori di Google Sergey Brin e Larry Page) che Sam matura l’idea di voler creare un’intelligenza artificiale uguale al cervello umano per il «bene dell’umanità», dice.
Crea quindi OpenAI da cui nascerà ChatGpt, un laboratorio di ricerca pensato con Elon Musk, prima come non profit, salvo poi convertirsi velocemente al for profit e cercare in maniera aggressiva finanziatori.
E li trova.
Microsoft investe nel progetto un miliardo nel 2019, poi altri due miliardi.
Oggi Sam ha fatto un sacco di soldi e quell’intelligenza artificiale che ha sviluppato ha aperto una nuova era rivoluzionaria tanto quanto lo è stato lo smartphone e internet. L’OpenAI aspira infatti a diventare (e lo diventerà a breve) una piattaforma e non un semplice tool differenziandosi dall’omogeneizzazione dei social media.
Chissà come ChatGPT avrebbe scritto questo pezzo.
Lo avrei sicuramente copiato e incollato per fartelo vedere, se solo fossi una smanettona da VPN per aggirare il pasticcio italiano con il Garante della privacy.
Comunque…
Dalla mente di Sam è nato senz’altro un mondo affascinante ma inquietante allo stesso tempo. Come la sua allucinante risposta alla domanda di un giornalista del New York Times - che con lui trascorse più tre giorni per un’intervista di approfondimento - «perché non sei mai andato in bagno?»
«Mi eserciterò ad andare in bagno più spesso, così voi umani non vi renderete conto che io sono l’Intelligenza artificiale».
Eh già.
Prima di lasciarti però ecco le 5 COSE CHE…sto leggendo, guardando, ascoltando, gustando e riflettendo.
Un elenco dei (miei) 5 sensi culturali. Sentiti libero di lasciarti ispirare e inoltrarlo agli amici.
1. Sto leggendo:
Dio di illusioni di Donna Tartt
Una storia di amicizie e ossessioni, complicità e degrado. È stato uno dei più grandi casi editoriali anni Novanta. È bello grosso, ma scorre che è una meraviglia soprattutto dopo i primissimi capitoli.
2. Sto guardando:
La stagione 2022-2023 di “Presa Diretta” su RaiPlay
È il programma di approfondimento giornalistico di Rai3 con Riccardo Iacona. Bellissima la puntata “La scatola nera” sul binomio algoritmi/adolescenti.
3. Sto ascoltando:
Il podcast “Fare un fuoco” di Lucy
L’ho scoperto grazie a Francesco Costa e ai suoi “consigli di podcast del venerdì” dentro Morning. Non l’ho più mollato. La voce è di Nicola Lagioia e racconta come, e perché, le storie accendono la nostra immaginazione.
4. Sto gustando:
Le canzoni di Tom Jones
“Looking out my window” è struggente, potente e tanto funky.
5.Sto riflettendo:
Su questa poesia
Che l’Amore è tutto
È tutto ciò che sappiamo dell’Amore,
È abbastanza, il carico dev’essere
Proporzionato al solco.
L’amore è tutto di Emily Dickinson
A presto!
Amo questa canzone