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Cominciamo.
La fregatura di voler fare bella figura
Invertendo l'ordine dei fattori il risultato cambia eccome!
Siamo ossessionati dal desiderio di fare bella figura. È naturale che vogliamo dare la migliore immagine di noi, e infatti se qualcuno ci chiedesse "migliore di che cosa?", resteremmo stupiti dalla domanda, non ne comprenderemmo il senso.
Però ora me lo chiedo di nuovo: la migliore immagine, migliore di che cosa? Forse migliore rispetto ad altre persone? Ma no, non sarebbe la migliore immagine di noi stessi, sarebbe la migliore fra tutti. E così sembrerebbe una competizione, ma non stiamo nemmeno qui a dire quanto siamo esausti di competizioni!
Forse allora la migliore immagine e la migliore bella figura fra tutte le belle figure e le immagini possibili che potremmo dare di noi. Ti sembra contorto? In effetti lo è. Tuttavia è così che ragioniamo sulla bella figura, in modo contorto. Il guaio è che siamo abituati a pensare contortamente (!) ma nemmeno ce ne accorgiamo.
Che cosa ti fa pensare la bella figura? A me fa pensare ai figurini degli schizzi di moda. Figure, mannequin, modelle... Anonime anoressiche ammalate di bella figura standardizzata secondo un modello - appunto - da rispettare per coazione voluta da altri, o almeno così ci viene da pensare. Noi, le vittime sull'altare della prestazione. E da qui nasce la nostra ansia: vogliamo fare bella figura.
Ecco allora che l'ossessione per la bella figura può somigliare alla caduta nel gorgo dell'anoressia. Perché alla fine ne facciamo una malattia, che si fa cronica quando non capiamo perché ce ne ammaliamo.
Sto esagerando? Sto riportando in breve e in buona parte ciò che tante persone sentono prima di cominciano consulenze e formazioni sul parlare in pubblico. È ciò che osservo nel mio lavoro. Qui allora c'è qualcosa da capire.
Accade che una persona, mentre prova con me un discorso, a un certo passaggio si gratta il volto, o un braccio, o porta altrove il proprio sguardo. «Starò più attento la prossima volta, ché non è mica bello che mi vedano grattarmi o guardare altrove» dice scusandosi. Ecco la trappola.
La trappola che si chiude, trafigge e spezza le gambe della consapevolezza. La trappola della bella figura, del naturale e umano "voglio piacergli". È qui allora che c'è qualche cosa da capire.
Faccio un salto, poi capirai perché.
Non mi fido di chi va in cerca di bugiardi.
C'è chi va in giro a dire che se ti gratti il naso saresti un bugiardo. Che se mentre fai una certa affermazione all'improvviso volgi lo sguardo altrove, staresti mentendo a chi ti ascolta. È davvero così?
A sentire queste semplificazioni mi vengono in mente quelli che che ti consigliano di non fidarti mai di nessuno. Magari di loro per primi, è implicito, no?
Una persona che non si fida di nessuno è affidabile? No, naturalmente. Una persona che si profonde nel fissare regole per smascherare i bugiardi, è probabile che sia esperta di menzogne anche proprie? Sì, probabile.
E infatti, chi ci esorta ad evitare di grattarci mentre facciamo il nostro discorso in pubblico, ci esorta - in fin dei conti - a mentire. Ma attenzione, non tanto a mentire agli altri - anche se, sì, in questo consiglio da Rotocalco Enigmistico c'è anche questo tipo di esortazione più o meno implicita. Fa di peggio in realtà!
Chi ci esorta a non grattarci quando sentiamo la pulsione ci sta spingendo a mentire a... noi stessi! Ci spinge cioè a non vedere la buona ragione per cui sentiamo il bisogno di volgere lo sguardo altrove, toccarci il naso, accarezzarci i capelli…
Per buona ragione si intende una ragione sufficiente perché noi assumiamo un certo comportamento sia conscio sia inconscio.
Può succedere allora che non siamo del tutto convinti di ciò che stiamo raccontando. Può succedere che non crediamo fino in fondo che sia corretto dire ciò che stiamo dicendo. In altre parole, che alla fine ci sentiamo insicuri dei nostri contenuti. Ecco perché la forma - la figura - alla fine ne risente.
Utilità pratica di questi comportamenti inconsci
Ben vengano allora questi comportamenti, perché ci offrono l'occasione per indagare meglio che cosa pensiamo e sentiamo dentro di noi. Sono messaggi che mandiamo a noi stessi per dirci che dobbiamo pensare di più e meglio a quel certo contenuto.
Sono opportunità strepitose per approfondire meglio le nostre idee. Per porre le nostre parole al vaglio dei nostri valori, per esempio. Per chiederci se ne siamo davvero convinti e che cosa sia davvero opportuno fare in merito. Il lavoro consiste allora nell'imparare ad auto osservarci e a cogliere comportamenti inconsci come questi.
Possiamo allora invertire l'ordine dei due fattori: "bella" e "figura".
Possiamo superare l'ossessione della bella figura e cioè l'ossessione per il giudizio di uno sguardo esterno.
Parlare in pubblico bene richiede la ricerca della figura bella per le nostre idee dal nostro punto di vista, finalmente!
Buon divertimento!
Video che ho pubblicato
YouTube
8 idee per dire le cose con calma, senza ansie da prestazione
Parlare bene usando le mani: 3 step per gesticolare con sicurezza
Come fare un DISCORSO IN PUBBLICO con autorevolezza
Domande e risposte su come parlare in pubblico meglio [se poi sotto vuoi scrivere la tua, sai che rispondo a tutti]
Reel su Instagram
Come superare l’affanno in pratica
Come ascoltare bene una persona che ci parla
Audio che ho registrato
Podcast
Come ascoltare di più le persone e come ascoltare meglio
7 errori quando PARLIAMO IN PUBBLICO. E come rimediare 😉
Audio Telegram
Non lo facciamo mica per la bella figura
Improvvisare è più semplice di quanto si pensi
Ci sono parole “peccaminose”, ma sono in realtà bellissime
Sono cresciuta anch’io in linea con la bella figura, proprio nel senso del “fai attenzione a”, e alla fine ho preferito continuare la mia vita secondo figura del ben fatto, cioè figura bella ma naturale. O anche: figura naturale ma bella. Insomma: adotto l’espressione. Mi sembra geniale 😎