"Una repubblica costituzionale, non una democrazia" (Dan Smoot, 1966) TRASCRIZIONE
Traduzione del testo integrale del “Dan Smoot Report” vol. 12 n. 16 del 18.04.1966
Ecco il testo integrale su cui si basava la riduzione tv dal titolo “Una Repubblica Costituzionale, non una Democrazia”, di Dan Smoot. Ne raccomando la lettura, poiché contiene alcuni piccoli ma importanti passaggi in più, che fanno da collegamento tra un’affermazione e l’altra del video, utili alla comprensione per chi americano non è. Rimane il fatto, che l’intero messaggio di fondo, era ed è universalmente valido. E negli anni 2000, le democrazie a qualunque latitudine stanno vivendo esattamente quanto da lui esposto.
« Una democrazia è un sistema politico in cui il popolo, periodicamente, sceglie i propri governanti con un voto di maggioranza alle urne. I governanti hanno poi l’assoluto potere di fare qualunque legge vogliano, con un voto a maggioranza tra di loro.
Anche nella Repubblica Costituzionale, il popolo alle urne sceglie a maggioranza i suoi governanti, che poi emanano leggi votate a maggioranza tra di loro… ma i governanti non possono fare qualunque legge vogliano, perché la Costituzione limita rigorosamente il loro potere legislativo.
L'ideale della Democrazia è l'uguaglianza universale. L'ideale di una Repubblica Costituzionale è la libertà individuale.
Il sovvertimento del linguaggio
In questo secolo sono stati fatti passi da gigante, verso l'obiettivo di sovvertire la nostra Repubblica e trasformarla in una democrazia. Una tattica dei sovvertitori, è il SOVVERTIMENTO del LINGUAGGIO. Chiamando l'America "una Democrazia", e portando la gente ad accettare e usare acriticamente il termine, i totalitaristi hanno oscurato il vero significato dei principi di governo americani.
Si notino i seguenti passaggi tratti da un articolo di C. L. Sulzberger, distribuito dal New York Times News Service (3 marzo 1966):
“Non solo negli Stati Uniti, ma anche in altre importanti democrazie, negli ultimi anni si è assistito ad una crescita considerevole dell'autorità esecutiva..”
“L'intellettuale francese Amaury de Riencourt, nel suo libro The Coming Caesars (I Cesari in arrivo) afferma: ‘man mano che la società diventa più egualitaria, tende sempre più a concentrare il potere assoluto nelle mani di un unico uomo' ..”
“ ‘Il Cesarismo non è ... una brutale presa di potere per mezzo di una rivoluzione. Non si fonda su una specifica dottrina o filosofia. È essenzialmente pragmatico, e privo di teorie. È un lento e spesso secolare sviluppo inconsapevole, che si conclude con la volontaria resa di un popolo libero, che si sottrae alla libertà per un autocratico padrone'. "
Noi stiamo "sottraendoci alla libertà per un padrone autocratico", barattando la nostra libertà per una promessa di uguaglianza.. ma l'operazione non è uno "sviluppo inconsapevole".
Si noti ora questo passo, da pagina 9 di An American Dilemma (Un dilemma Americano) di Gunnar Myrdal:
“Nella società la libertà di uno può significare la soppressione della libertà di altri. (..) In America (..) la libertà ha spesso rappresentato un'opportunità per i più forti di derubare i più deboli. Contro questo, l'egualitarismo del Credo [Americano] si è sempre ribellato. La lotta è tutt'altro che conclusa. I motivi per cui la libertà americana non sia risultata più pericolosa, per l'uguaglianza [nei primi tempi della nazione] erano, ovviamente, la frontiera aperta e la terra libera. Quando le opportunità sono diventate più limitate, nelle ultime generazioni, l'intrinseco conflitto tra uguaglianza e libertà si è acceso. L'uguaglianza sta lentamente vincendo...".
E il prossimo passo da pag. 13:
“[In] America (..) il Conservatorismo (..) è stato in gran parte pervertito in un culto quasi feticistico della Costituzione. Il che è increscioso, perché la Costituzione, vecchia di 150 anni, è per molti aspetti inattuabile e poco adatta alle condizioni moderne e, inoltre, perché i redattori del documento l'hanno reso tecnicamente difficile da modificare, pure se non vi fosse alcun sentimento popolare contrario a farlo.
“Il culto della Costituzione è anche la più flagrante violazione del Credo Americano (..). I moderni studi storici su come la Costituzione sia arrivata ad essere così com'è, dimostrano che la Convenzione Costituzionale1 fu quasi un complotto contro la gente comune”.
Gunnar Myrdal, un socialista svedese!, nel 1937 venne ingaggiato dalla Carnegie Corporation di New York per guidare uno studio sui Negri2 degli Stati Uniti. Myrdal arrivò in questo paese nel settembre del 1938, mise insieme un nutrito staff (tra cui comunisti e filocomunisti) e iniziò il suo lavoro. Fu aiutato da diversi rami del Governo Federale, da alcune autorità statali e municipali, dalla NAACP, dalla National Urban League, da istituti di ricerca pubblici e privati, dalle università, e da numerosi individui considerati leader intellettuali dell'epoca. Ne risultò "An American Dilemma", completato nel 1942, pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1944.
Il 17 maggio 1954, la Corte Suprema emise la sua decisione sulla segregazione scolastica, che violava la Costituzione e ribaltava precedenti decisioni della Corte Suprema, innescando la miccia degli esplosivi disordini che sconvolgono la nostra società da allora. La Corte menzionò An American Dilemma come una delle "autorità moderne" su cui si era basata - preferendola alla Costituzione - per giustificare la sua decisione.
An American Dilemma fornì la logica di base per la conversione della nostra libera Repubblica in una democrazia egualitaria. La dimostrazione della maligna e perdurante influenza di Gunnar Myrdal sulla vita americana, è rinvenibile in The Negro Family: The Case For National Action (La famiglia negra: i motivi per un intervento nazionale), uno studio redatto e pubblicato lo scorso anno, in marzo 1965, dall'Ufficio Pianificazione e Ricerche Politiche, del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti. In questo studio governativo viene ribadita la tesi di Myrdal, secondo cui “libertà e uguaglianza sono incompatibili”, e si sostiene che “l'uguaglianza deve essere il nostro obiettivo nazionale”. Notare questi passaggi, dalle pagine 2 e 3:
“Libertà e uguaglianza sono gli ideali gemelli della democrazia americana. Ma non sono la stessa cosa (..) né (..) sono sempre compatibili ....
“In linea di massima, la libertà è stata l'ideale col prestigio sociale più alto in America. È stata l'aspirazione per eccellenza della classe media (notare le affermazioni della destra conservatrice, secondo cui la nostra è una repubblica, non una democrazia). L'uguaglianza, invece, ha ricevuto più tolleranza che accettazione. Eppure ha radici profonde nella civiltà occidentale; e nella storia del pensiero politico occidentale è per lo meno contemporanea – se non precedente - alla libertà.
La grande menzogna
Si noti come quello studio del Governo inequivocabilmente etichetti l'America come “una democrazia”, e dichiari essere una “affermazione” la verità: cioè che l'America è una Repubblica.
Anche in questo, vediamo l'influenza del socialista svedese svedese Gunnar Myrdal. Myrdal sostiene che la Dichiarazione d'Indipendenza americana (1776) proclamava l'ideale di una democrazia egualitaria, perché contiene la frase "Tutti gli uomini sono stati creati uguali". Undici anni dopo (1787), la Convenzione Costituzionale elaborò la Costituzione, dando vita non ad una ‘democrazia fondata sull'ideale di uguaglianza’, ma ad una Repubblica fondata sull'ideale di libertà. Ecco perché Myrdal sostiene che la "Convenzione Costituzionale fu quasi un complotto contro la gente comune". Ma lui e tutti gli altri che ripetono a pappagallo le sue idee, o sono ignoranti o sono in malafede.
La frase della Dichiarazione, tutti gli uomini sono stati creati uguali, significa che gli uomini sono uguali davanti al Creatore, indipendentemente dalle loro disuguaglianze nella società umana. La Dichiarazione afferma che gli uomini sono dotati di diritti inalienabili, e che scopo del governo è quello di garantire questi diritti. I diritti inalienabili dell'uomo, enumerati nella Dichiarazione di Indipendenza, non includono l'uguaglianza, mentre invece includono la libertà, insieme alla la vita e al perseguimento della felicità.
L'uguaglianza di tutti gli uomini agli occhi di Dio e davanti alla Legge è una condizione essenziale per la libertà: ma nessun altro tipo di uguaglianza è possibile. I tentativi dei governi di ottenere un’uguaglianza materiale produrrà solo una tirannia opprimente, ma non renderà le persone uguali.
La grande verità
La continuità degli ideali dalla Dichiarazione d'Indipendenza alla Costituzione, per gli studiosi seri di storia americana è assolutamente chiara. Il fatto che Madison, noto come padre della Costituzione, fu per tutta la vita discepolo e amico di Jefferson, autore della Dichiarazione, dovrebbe essere sufficiente a soffocare l'affermazione di un conflitto trai principi dei due Documenti. La Costituzione, nel 1787, venne specificamente concepita per tutelare i principi di Libertà, proclamati dalla Dichiarazione d’Indipendenza nel 1776.
Gli autori della Costituzione erano preoccupati di salvaguardare la libertà contro la dittatura (monarchia, la chiamavano); ma la loro preoccupazione principale era proteggere il paese dalla democrazia.
Edmund Randolph, delegato Virginia alla Convenzione Costituzionale, disse che "l'obiettivo generale" della Convenzione era di "fornire una cura per i mali" che affliggevano il paese, sostenendo che "risalendo all'origine di questi mali", ogni uomo aveva scoperto che si trova “nella turbolenza e nelle follie della democrazia”. Esortò la Convenzione a produrre uno strumento per “controllare... e per frenare, se possibile, la furia della democrazia”.
Elbridge Gerry e Roger Sherman, delegati di Massachusetts e Connecticut, sollecitarono la Convenzione Costituzionale a creare un sistema che avrebbe eliminato "i mali che viviamo", aggiungendo che quei mali... “derivano dall’eccesso di democrazia".
Alexander Hamilton, delegato di New York, disse:
“Noi stiamo formando un governo Repubblicano. La vera libertà non si trova né nel dispotismo né negli estremi della democrazia, ma in governi moderati… se tendiamo troppo alla democrazia, finiremo per trasformarci presto in una monarchia” [=dittatura]
John Adams (non un delegato alla Convenzione Costituzionale, ma uno dei giganti dell’epoca della Rivoluzione Americana) disse:
“... la democrazia invidierà tutti, contenderà con tutti, si sforzerà di abbattere tutti.. e se per caso le capiterà di avere il sopravvento per un breve periodo, sarà vendicativa, sanguinaria e crudele...”
Parlando di “democrazie pure” (in cui il popolo, votando a maggioranza, funge da legislatore di se stesso, invece di eleggere dei rappresentanti per fare le leggi), James Madison disse:
“.. simili democrazie sono sempre state (..) incompatibili con la sicurezza personale o col diritto alla proprietà (..)”
“Una Repubblica, con ciò intendendo un governo in cui vige lo schema della rappresentanza, apre a prospettive diverse e promette di essere la cura che stiamo cercando...".
Madison, tuttavia, non pensava che lo "schema di rappresentanza" fosse sufficiente a proteggere il popolo dalla tirannia. Egli sapeva, e disse, che "non sempre ci saranno uomini illuminati al timone" del governo, per servirlo come "giusti custodi del bene pubblico". Sapeva che non si può affidare in modo sicuro un potere politico illimitato ai rappresentanti eletti della nazione, affinché ne facciano l'uso che la maggioranza di essi ritiene opportuno, perché - diceva - la maggioranza di un gruppo di uomini ha molte più probabilità di essere tirannica di quanto non lo sia un uomo solo.
In una democrazia, se una maggioranza dovesse sviluppare odio per 'tutti i bambini dagli occhi azzurri', ordinando di eliminarli, i bambini potrebbero venire legalmente giustiziati, perché qualsiasi cosa la maggioranza voglia in ogni momento, è legge suprema della nazione... in una democrazia.
Il nostro sistema Costituzionale
Come si può salvaguardare la libertà dalla tirannia insensata e senz'anima di una norma dettata dalla maggioranza, quando un governo è fondato proprio sul principio della 'regola della maggioranza'?, quando gli uomini che governano, eletti dalla maggioranza del popolo, fanno le leggi a maggioranza tra di loro? Jefferson rispose sinteticamente così:
“Nelle questioni di potere ... non si senta più parlare di dare fiducia all’uomo, ma di tenerlo lontano dal fare guai con le catene della Costituzione”.
In breve, l'America non venne fondata come democrazia, ma come Repubblica Costituzionale. Noi giuriamo fedeltà alla Repubblica, rappresentata dalla nostra bandiera… non a una democrazia. La Costituzione stabilisce una "forma di governo repubblicana" per tutti gli Stati, ma non menziona la democrazia, né lo fanno la Dichiarazione d'Indipendenza o la Carta dei Diritti.
La Costituzione è un contratto vincolante che enumera in modo specifico i limitati poteri che il Governo Federale può legalmente esercitare, vietandogli di esercitare qualunque potere che non sia stato concesso nel contratto. La Costituzione nega ai funzionari federali il potere di fare qualsiasi cosa dicano sia necessaria, per il benessere generale. Un'iniziativa Federale non espressamente autorizzata dalla Costituzione è illegale, persino se approvata da una maggioranza schiacciante del popolo, perché tutti i poteri flessibili per governare sono lasciati agli Stati.
Il potere ultimo di cambiare la struttura organica del governo è stato lasciato al popolo; ma gli strumenti per apportare modifiche (emendare la Costituzione), sono stati accuratamente fissati in modo da contrastare affrettate e poco sagge decisioni da parte del popolo.
Quando Benjamin Franklin lasciò la State House di Filadelfia, il giorno conclusivo della Convenzione Costituzionale, una donna gli chiese che tipo di governo la Convenzione avrebbe dato all'America. Franklin rispose:
“Una Repubblica, se saprete tenervela”
Molto anziano e molto saggio, Franklin vide attraverso le nebbie del tempo, fino al giorno in cui gli americani avrebbero potuto barattare la libertà che hanno, con una Repubblica costituzionale, in cambio della promessa di "uguaglianza e sicurezza garantite dal governo", con una democrazia – e oltre ancora, al giorno in cui la democrazia inevitabilmente degenera in dittatura, non garantendo altro che povertà e asservimento alle persone che deruba e governa.
Il sistema costituzionale americano, unico nella storia, ha permesso agli americani di trasformare un arretrato continente nella più magnifica nazione di tutti i tempi. Il sistema fu progettato per prevenire tanto la tirannia di un governo quanto la ribellione sconsiderata del popolo. Dobbiamo ripristinarlo e conservarlo.
SUGGERIMENTO: Distribuite copie di questo Report a studenti, insegnanti, biblioteche e a chiunque definisca gli Stati Uniti una democrazia. »
Pdf dell’opuscolo inglese originario
Video della versione TV del 1966, sottotitolato
Traduzione Daniela Brassi per TdML
Versione della nostra “Assemblea Costituente”, la Convenzione Costituzionale (anche detta Convenzione di Filadelfia) fu l’assemblea di delegati da ogni Stato della Confederazione che, in rappresentanza del popolo, elaborarono e approvarono la Costituzione degli Stati Uniti d'America; la prima seduta (a Filadelfia, appunto) si tenne il 25 maggio 1787 e si concluse il 17 Settembre dello stesso anno.
Chi si sentisse infastidito dal termine, si legga questo apporto dell’Accademia della Crusca. Usare il termine “Negro” non era ancora considerato ‘offensivo’. Era il termine appropriato da usare, definendo un gruppo etnico/razziale umano con connotazioni ben precise. Da quando è stato imposto l’inclusivo o politically correct “nero” o “di colore”, oggi sono invece molti, i diretti interessati, a definirsi offesi…