Happy birthday, Dorian Gray! – read this article in English.
Quando avevo 20 anni firmavo le mie foto come 'Dorian Gray!'.
Sulla falsariga della poesia “trucioli di cose” ero davvero ossessionata con il tempo che passa troppo veloce e che mi fa diventare vecchia, noiosa e specialmente irrilevante. A 16 anni scrissi questa poesia:
un giorno fuggo
divento grande
d'un tratto
e dimentico
compro una 24ore
e dico
“è un piacere.
mi dia un kilo di mele.
precario, le ferie.”
All'epoca, l'idea di diventare quella cosa lì mi atterriva. Quando ho compiuto 25 anni, mi sentivo una donna finita. Non avevo avuto nessun successo, non ero diventata un enfant prodige e la poca bellezza estetica garantitami dalla mia giovinezza era ormai sfiorita.
Ero particolarmente astiosa coi miei capelli bianchi. Ogni volta che trovavo un capello bianco, me lo strappavo senza pietà. In un groviglio di irragionevolezza, mi pareva che un capello bianco potesse essere contagioso e volevo estirparlo il più velocemente possibile. Ma allo stesso tempo mi ricordavo che in Sicilia le donne dicevano che per ogni capello bianco strappato ne crescerebbero altri quattro. Ero terrorizzata da questo dilemma insolvibile: accettare l'ignavia per non attirare su di me una maledizione atavica, accettando di sembrare vecchia già oggi per evitare di sembrare ancora più vecchia domani, o strappare il capello bianco per sembrare meno vecchia oggi con il rischio di dover alla fine strapparmi tutti i capelli dal cuoio capelluto per la legge della crescita esponenziale? In un certo senso, un ritratto di Dorian Gray che diventava calvo nell'attico. Alla fine ho imparato a non preoccuparmi e ad amare1 la spesa di centinaia di sterline all'anno per tingermi i capelli ed evitare così a Dorian Gray di invecchiare e anche di diventare calvo. Insomma, due piccioni con una fava –una fava dal costo di oltre 600 sterline. (Chissà che pasta col macco2 straordinaria si potrà cucinare con un'unica fava da 600 sterline?). Questa storia commuovente di capelli tinti ossessivamente da 8 anni coniuga l'accettazione del proprio corpo ad un consumo di beni e servizi (perché io valgo!–cit.). ed è proprio il genere di storia che ci piace leggere nel tardo capitalismo.
All'epoca, quando pensavo tutte queste cose, non sapevo dell'esistenza del movimento internettiano chiamato "la pillola rossa" e della loro teoria del "muro". "Il muro", secondo l'omonima teoria, si situa intorno ai 25 anni di età per la donna. È l'età in cui ella non è più al massimo della sua fertilità (e ha perduto quasi tutti i suoi ovuli migliori) e dunque non è più al massimo della sua bellezza fisica. Ovviamente questa teoria sembra enunciata da un pazzo complottista, ma solo perché è scritta così, nero su bianco senza fronzoli. In realtà "il muro" non è una teoria del complotto, è semplicemente ovunque. Siamo tutti ossessionati dal voler sembrare giovani, ma per le donne è proprio un imperativo morale. Congelare ovuli e la fecondazione assistita sono in un certo senso una simulazione di fertilità sempiterna.
Per me da ragazza era davvero una narrazione persuasiva, non faceva una piega. 10 anni dopo in realtà mi ritrovo a vivere la mia migliore vita di sempre. Come vorrei poter andare indietro nel tempo e fare questo piccolo discorsetto alla piccola Valeria quindicenne (anche qui, due piccioni con una fava. Informo il piccione di 15 anni che informerà di conseguenza anche il piccione di 25 a tempo debito):
"Hai presente quei camionisti che ti urlano i complimenti? Sono solo dei pedofili. E sebbene sia piuttosto probabile che continueranno a urlarti dei complimenti anche tra vent'anni, non è necessariamente una cosa buona. Inoltre, mi duole informarti che non sembri assolutamente più grande per la tua età. Indossi una collana di plastica che hai trovato nel numero di luglio del giornale di Barbie e hai un cristallo adesivo attaccato alla narice destra per fingere di avere un piercing al naso. Fa in parti eguali un po' Spice Girls e un po' Sailor Moon. E va bene così. E un'altra cosa: smettila di mettere i piedi sui sedili dell'autobus, lercia che non sei altro. E investi tutti i soldi che hai nello stock market. Ora ti devo salutare, abbiamo appena creato un paradosso spaziotemporale e l'intero universo sta per essere risucchiato da un buco nero. Ciao"
Dr Stranamore, 1964