Funerali gratuiti per pirati, bare di cristallo e ossa con le bacchette
modi di pensare alla morte. [speciale per il giorno dei morti]
Free pirate funerals, crystal coffins and bones with chopsticks – read this article in english
Nel 1950 Papa Pio XII dichiarò ufficialmente che la mamma di Gesù è ascesa in cielo direttamente senza passare dalla morte. Questa storia ha iniziato a circolare sin dal Concilio di Calcedonia nel 451 e ha reso popolare l’idea che i santi non si decomponessero come tutti noi. Cadaveri che profumano di rose e che sembrano dormire pacificamente diventarono parte dell’immaginario collettivo.
La tradizione vuole che Tommaso da Kempis, monaco autore de “L’Imitazione di Cristo” morto in odore di santità, fu esumato a circa 200 anni dalla sua morte per poter perorare la sua causa di canonizzazione. Sfortunatamente la causa non andò avanti perché all’interno del coperchio della sua bara vennero trovati dei graffi di unghie. A quanto pare un giorno, alla venerabile età di 90 anni, Tommaso si addormentò e venne sepolto vivo per sbaglio. Il punto è che chiaramente non morì in pace, quindi no pace, no santità. Se ci si pensa ha molto senso. Ci si aspetta dai santi che muoiano con nonchalance, visto quello che credono riguardo l’aldilà (un po’ come i jihadisti).
Ma sai chi altro vorrebbe imparare a morire con nonchalance? Dei tizi fissati con la crescita personale, forse anche con lo sviluppo muscolare e/o supplementi nutrizionali. Hanno deciso di portare con loro in ogni momento una moneta con su scritto “Memento Mori”, un prodotto venduto dal negozio online dell’austero stoico quotidiano1 Ryan Holiday. Io trovo che ricordarsi della propria finitezza in ogni momento sia una grande idea. Il problema è che se fosse per me perderei quella moneta nel giro di 10 giorni. Vabbè dai, realisticamente parlando 5 giorni. Se non altro ho una copia molto stropicciata dei “Pensieri” di Marco Aurelio nella mia libreria. Spero che Ryan possa essere orgoglioso di me ugualmente.
Ma ovviamente se parliamo di memento mori non possiamo che menzionare il mercoledì delle ceneri cattolico, che ogni anno ci ricorda “pulvis es, et in pulverem reverteris” (polvere eri e polvere ritornerai2). A Milano la chiesa di San Bernardino alle Ossa porta il memento mori a livelli altissimi; livelli di altezza che neanche lo Shard a Londra proprio. Ha un intero muro e tutta una serie di dettagli decorativi semplicemente fatti da teschi umani.
Almeno a Palermo, nelle Catacombe dei Cappuccini, è stato fatto uno sforzo per tenere i teschi nel loro luogo naturale, cioè a dire su dei cadaveri mummificati vestiti e sistemati in piedi uno accanto all’altro come se fossero ancora vivi. In mezzo a tutti quei signori in uno stato un po’ meno che ottimale la bara di cristallo della piccola Rosalia Lombrardo si distingue completamente. Aveva solo due anni quando morì e venne imbalsamata da Alfredo Salafia nel 1920. Sembra una bambolina addormentata e non mostra segni di decadimento.
Recentemente la storia del giovane Carlo Acutis è diventata nota al grande pubblico per via della sua causa di canonizzazione, che fortunatamente non sembra finirà come quella di Tommaso. Carlo morì tragicamente a soli 15 anni di leucemia. La sua storia di fede è commuovente e di ispirazione. Per qualche ragione quando il suo corpo venne esumato venne messo in mostra in una bara di cristallo per un breve periodo. La Chiesa ha ammesso di aver praticato una forma non invasiva di imbalsamazione sul suo viso.
Ma prima di esclamare “Ah, i cattolici!”, vorrei dirti che questa storia dell’imbalsamare la gente non è solo cattolica, la fanno anche un sacco di americani. Come Caitlin Doughty del canale YouTube “Ask a Mortician” spiega, un sacco di gente è stata influenzata per anni dall’industria delle onoranze funebri americana e ora la maggior parte della gente non solo pensa che l’unica cosa igienica da fare con un cadavere sia imbalsamarlo, ma persino che sia obbligatorio per legge. Ma a parte la gente influenzata da Big Funeral (?!), un sacco di americani semplicemente vogliono che il corpo del loro caro defunto abbia un bell’aspetto fresco per settimane. I cadaveri vengono anche truccati e hanno le unghie dipinte con lo smalto e la loro bocca viene cucita dall’interno.
Anche le comunità afroamericane e latinoamericane sono appassionate di imbalsamature, forse un pelo meno convenzionali. Non molto tempo fa il funerale notturno del rapper Goonew alla discoteca a Washington destò grande scalpore nei benpensanti. Il defunto viene imbalsamato in una qualche situazione di suo gradimento, per esempio seduti al tavolo del soggiorno durante un cocktail con gli amici, seduti sulla motocicletta o per l’appunto in piedi ad una discoteca.
E sai a chi serviva essere imbalsamato per poter fare ritorno a casa tutto intero? Al (vice) ammiraglio Orazio Nelson che morì per mare nel sud della Spagna durante la battaglia di Trafalgar e venne riportato sulla nave per la Gran Bretagna immerso in un barile di brandy misto a canfora e mirra.
Dall’altra parte del globo altra gente aveva la fissazione di preservare i santi morti. Fino al 1879, dei monaci buddisti in Giappone praticavano la cosiddetta “sokushin-jōbutsu”, 即身仏. I monaci cambiavano progressivamente la loro dieta, riducendo la quantità di liquidi drasticamente, affamandosi fino a morire durante un processo di mummificazione che iniziava già mentre che erano ancora in vita. Ho scoperto di questa pratica grazie alle foto in bianco e nero del fotografo giapponese Aito Masatoshi (内藤正敏) del 1966, esposte a Londra dalla Galleria Michael Hoppen. Il progetto è chiamato 「即身物」. La pratica è stata resa illegale in Giappone ma ancora esiste in altre parti del Sud Est Asiatico.
Nella tradizione buddista, i cadaveri sono bruciati e le ossa che rimangono sono messe dentro l’urna con delle bacchette dai parenti più stretti, cominciando dai piedi e finendo con la testa, così che non siano sepolti sottosopra. È comprensibile: già se sei morto non te la passi benissimo, ma pure a testa in giù…
Quando ero bambina guardavo sempre Peter Pan della Disney: amavo le tante belle canzonette allegre e le due figure di maschio anziano bistrattato che simboleggiavano il potere e l’autorità sbeffeggiati dalla nuova generazione, cioè a dire il signor Scandro (“Mai una volta povero papà!”) e il mitico Capitan Uncino. Solo da grande mi sono resa conto che quella canzone che faceva “Perché io dico augh!” non è poi così simpatica… Ah no, questa è un’altra storia. Ok, riproviamo. Solo da grande mi sono resa conto che la canzone “La vita del bucanier” è un capolavoro esistenzialista assoluto.
“Che bel mestiere fa il filibustier, non paga il suo funeral. Se tira le cuoia raggiunta la noia finisce sul fondo del mar, oh! A mollo per sempre nel mar”
Tra tutte le maniere di pensare alla morte, questa forse è la più poetica in assoluto.
Felice día de los muertos!
Il sito di Ryan Holiday si chiama the Daily Stoic, “lo stoico quotidiano”.
Gn 3:19 (CEI 2008)