Ciao! Questa è Wannabe, la newsletter mensile che ti accompagna alla scoperta della relazione sentimentalmente complicata tra il settore culturale e il digitale.
Aspiriamo a scovare nel web fortunati casi di happy ending, best practice, epic fail e tutto quello che potrebbe potenzialmente essere, ma che ancora non c’è… appunto: Wannabe.
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Amato e odiato, atteso e incompreso, festeggiato e circondato da stereotipi, come ogni anno il Pride Month è occasione per celebrare l’inclusività, l’uguaglianza, la libertà e l’orgoglio queer in ogni sua espressione, per ricordare il percorso fatto dal movimento LGBTQIA+ e per ammettere che - reggiti forte - no, i musei non sono neutrali! Cioè, alcuni più, alcuni meno… insomma, 50 e più sfumature di “wannabe”.
Eh sì, ‘sta cosa della mancata presa di posizione da parte delle istituzioni è una ferita aperta che, a nostro parere, indebolisce la definizione stessa di museo - e ci fa anche parecchio incazzare. Siamo stanche di applaudire i musei per l’ondata di loghi arcobaleno che fanno capolino sui social il 1° giugno e svaniscono a fine mese.
Abbiamo quindi selezionato alcune iniziative, soprattutto estere - strano, eh! -, che ci restituiscono fiducia nel genere umano e pure nei musei. Grazie di cuore alle persone che hanno risposto al nostro appello social segnalandoci alcune di queste esperienze!
Queer museums
Ci sono novità sul fronte musei dedicati alla comunità LGBTQ+: New York accoglierà nel 2024 l'American LGBTQ Museum, che ha già - thanks! - un dettagliatissimo programma di intenti, mentre a Torino l’idea di un museo dedicato alla storia dell’omosessualità cerca casa. Finalmente, il mese scorso, è stato inaugurato il Queer Britain a Londra, il primo museo del Regno Unito che espone esclusivamente l'arte e la storia LGBTQ+. Noi siamo già pronte a fare le valigie al grido “God save the queer!”.
Drag and draws e nuove narrazioni
Iniziative belle in modo assurdo per il Pride Month ne abbiamo? Yes, sure.
Partiamo con il Brooklyn Museum: la consueta lezione di disegno dal vero “Drink and Draw” durante il mese di giugno si rinnova e diventa “Drag and Draw”. A fare da modellə il collettivo queer Latinx Yas Mama.
Ricca agenda di eventi al Whitney Museum di New York. Feste queer dedicate aglə adolescenti, performance e tour per scoprire la storia queer del Meatpacking District, il quartiere che circonda il museo, in compagnia dell’Education Team.
Il Victoria&Albert Museum ha da tempo nel suo staff un LGBTQ+ Working Group con un preciso compito: "Dissotterrare le storie LGBTQ nascoste o sconosciute nelle collezioni”. Durante tutto l’anno organizza eventi e attività, che condivide nel suo blog. Da febbraio 2022 si è occupato di scovare nella collezione tutte le storie, legate all’artista, all’opera, a chi l’ha posseduta, o al modellə rappresentatə, per portare alla luce la vita della comunità LGBTQ+. Ps. tra i filtri della collezione online, seleziona la categoria “gender and sexuality”.
Sai che la famosa Stele di Rosetta fu decifrata dal francese Jean-François Champollion, dal medico britannico Thomas Young e da un terzo uomo rimasto sconosciuto per molto tempo? William John Bankes, che finì nell’ombra perché omosessuale. Questa e altre storie sono al centro delle visite guidate organizzate dal British Museum.
Il motto dell’Ente per il Turismo di Vienna (che ormai conosciamo bene) per il Pride Month è “Celebrate the Extraordinary”. Per questo ha pubblicato il documentario “Queens of Vienna” che ritrae tre celebri drag queen, tra vita pubblica e privata, sullo sfondo dei musei più importanti della città.
Rimaniamo a Vienna per segnalare che l’inarrestabile Ente del Turismo ha realizzato la nuova app IVIE per scoprire la città attraverso un percorso dedicato ai principali luoghi di interesse LGBT: dalla libreria Löwenherz alla Türkis Rosa Lila Villa, punto di ritrovo della comunità; dal Café Savoy al Why Not, primo gay club di Vienna.
Un progetto per indagare la dimensione Queer attraverso l’arte contemporanea e promuovere la libertà espressiva d’identità di genere: è Ultraqueer, fino al 3 luglio a Palazzo Merulana a Roma, mostra nata dalla forte e sentita esigenza di dare voce alla comunità LGBTQIA+ anche all’interno di un contesto istituzionale.
Interpretare le collezioni museali da una prospettiva di genere? lo ha fatto la Fondazione Querini Stampalia attraverso uno strumento fondamentale della comunicazione, fuori e dentro il museo: le didascalie. In occasione del Pride Month, ricordiamo il recente lavoro di riprogettazione degli apparati informativi del museo veneziano, che ha portato finalmente la giusta attenzione su temi quali il linguaggio, le modalità comunicative, i molteplici livelli semantici e le diverse identità del pubblico, al fine di proporre nuove forme di coinvolgimento e narrazione.
“I musei hanno la responsabilità, rispetto alla società e ai singoli individui, di avvicinare le diverse comunità”, queste le parole che aprono il progetto Distretto X: Sguardi Plurali sui musei, curato da Samuele Briatore, e che ci hanno fatto innamorare al primo sguardo! D’altra parte quando si mettono insieme azioni sul territorio, comunità, laboratori e musei, il risultato non può che essere emozionante. Lettura consigliata!
Onori e oneri di un’istituzione al passo coi tempi
Espressione di precise politiche culturali e della società nella quale sono immersi (ne aveva parlato Nicolette Mandarano in Wanna talk), i musei - leggi “tutte le istituzioni culturali” - hanno la responsabilità, se non il dovere, di raccogliere e far conoscere le testimonianze di TUTTA la propria comunità, di sostenere e farsi portavoce delle sue lotte, perché un museo che non prende posizione, compromette quel tessuto di relazioni e di storie che lo rende vivo. Perde di significato, perde di scopo. Si annulla.
I spy with my little eye la #MuseumWeek 2022
A chi pure quest'anno ha affrontato la sfida della Museum Week - 7 giorni, 7 temi, 7 hashtag - va tutta la nostra stima. Noi, che siamo della squadra “famo un po’ come ce pare”, abbiamo deciso di segnalare solo i post che, nel bene e nel male, ci hanno fatto balzare dalla sedia al grido di #libertàMW e #sessualitàMW:
Astri&Fatti
L’astrologia può essere intesa come strumento di conoscenza di noi stessə, ma anche come una lente attraverso la quale provare a leggere le cose che ci circondano. Ragionare in maniera associativa e imprevista può allargare i nostri orizzonti immaginativi. In questa rubrica l’astrologia diventa un modo per leggere alcuni fatti artistici, individuati sulla base di elementi emancipatori caratterizzanti i vari segni zodiacali. Il metodo non è quello del rigore scientifico, ma piuttosto della creazione di nuove costellazioni.
Enjoy!
Amicə del Cancro,
nuotate in un’acqua tanto profonda quanto limpida. La vostra sensibilità vi rende attenti ascoltatori non solo delle vostre sofferenze, ma anche di quelle altrui. Pratiche di cura caratterizzano la produzione dell’”attivista visivə che esercita l’arte” Zanele Muholi, non a caso cancro!
Il suo percorso di liberazione non è individuale, ma collettivo. Essendo sudafricana e avendo vissuto la fine dell’Apartheid, intende la cultura come un mezzo per “ri-scrivere una storia visiva nera, queer e trans del Sudafrica, affinché il mondo conosca la nostra resistenza e la nostra esistenza al culmine dei crimini d'odio in Sudafrica e oltre”.
Nonostante la Costituzione della Repubblica sudafricana del 1996 sia stata la prima a vietare discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, la comunità LGBTQIA+ ha continuato, come altrove, ad essere bersaglio di violenze e pregiudizi.
La fotografia viene impiegata da Zanele Muholi come strumento di visibilizzazione di corpi, storie e vite. Tra i suoi lavori più celebri ci sono il progetto ancora in corso Faces and Phases, che dal 2006 documenta attraverso ritratti la comunità LGBTQIA+ sudafricana, e la serie Somnyama Ngonyama, creata ad hoc così “se qualcuno non riesce a interagire con abbastanza persone nere, qui ci sono 365 immagini affinché familiarizzi e si senta a proprio agio con la blackness”.
Il segno del Cancro viene spesso ricordato estremamente legato alla famiglia e quindi erroneamente conservatore, dimenticandosi che è proprio l’emotività a consentire di superare gli oppressivi limiti biologici.